Marcello Mastroianni

Mastroianni Marcello

  • Settembre 29, 2014
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Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni è nato a Fontana Liri (FR) il 28 settembre 1924. Sin da piccolo ebbe la possibilità di fare comparse in film come “La corona di ferro”(1941) di Blasetti, e “I bambini ci guardano” (1943), di Vittorio De Sica.

Fino all’età di nove anni vive a Torino con la famiglia per poi trasferirsi a Roma.
Qui Marcello viene avviato agli studi di perito edile e nel 1943 consegue il diploma. Dopo un breve impiego nel comune di Roma viene inviato dall’esercito, in pieno periodo bellico, all’Istituto Geografico Militare di Firenze quale disegnatore.
L’incalzare degli alleati lungo la linea gotica determina il ritiro delle truppe tedesche verso il nord e, conseguentemente, il trasferimento dell’Istituto Geografico Militare a Dobbiaco. Da lì sarebbe stato successivamente internato in Germania e avrebbe messo in atto con il suo amico, il pittore Diego Brindisi, la fuga verso Venezia, dove rimase clandestino fino all’arrivo degli alleati. Finalmente riesce a tornare a Roma, dove si fa sempre più forte il desiderio di lavorare per il cinema.
Conosciuta Giulietta Masina al Centro Universitario Teatrale, recita con lei in Angelica e nel contempo ottiene un impiego come contabile presso la casa di produzione cinematografica Eagle e Lion Films.
Introdotto ormai nell’ambiente non tarda ad essere notato per il suo talento e finalmente Emilio Amendola, amministratore della compagnia di Luchino Visconti, lo ingaggia per la sua riuscitissima serie di spettacoli andati in scena tra il 1948 ed il 1956: Oreste, Troilo e Cressida, Morte di un commesso viaggiatore, Un tram che si chiama desiderio, La Locandiera, Le tre sorelle e Zio Vania.
Nel frattempo collezionò una serie di apparizioni sullo schermo. Il film che rivelò alla critica e al pubblico il suo talento fu “Le ragazze di Piazza di Spagna” (1952), di Luciano Emmer, che lo aveva già diretto in “Domenica d’agosto” (1950). Mastroianni si rivelò particolarmente adatto alla delicata introspezione di un cinema che stava a metà strada tra il neorealismo e la commedia all’italiana. Questa sua predisposizione venne confermata in “Giorni d’amore di De Dantis”, dove egli potè rivivere le sue origini ciociare in una chiave di lieve comicità.
Blasetti e Lizzani gli affidarono anche ruoli drammatici, ma egli sembrava più incline alla commedia. La sua immagine di ingenua onestà si legava bene, infatti, alla malizia femminile della giovane Sophia Loren. I due fecero coppia in diversi film, ma i risultati migliori li ottennero in “Peccato che sia una canaglia” (1954), e “La fortuna di essere donna” (1955), entrambi diretti da Blasetti. Parallelamente, Mastroianni proseguì in teatro la collaborazione con Visconti, che nel 1957 gli offrì anche il ruolo principale in uno dei suoi migliori film, “Le notti bianche”, tratto da Dostoevskij. Subito dopo tornò alla commedia all’italiana con “I soliti ignoti”, uno dei capolavori del genere.
Fotogenico come pochi, Mastroianni è attore dal talento non comune. Oltre a possedere innegabili doti interpretative, ha il merito di non legarsi ad alcun stereotipo ( a differenza di tanti altri attori della sua generazione). I primi segni della maturità rinvigorirono il fascino della sua immagine e “La dolce vita” (1960) lo consacrò come l’antieroe del nuovo decennio poichè il suo sguardo di sfinge incarnava il turbamento intellettuale di un’epoca di crisi.
In “Otto e mezzo”, Federico Fellini se ne servì per un celeberrimo autoritratto. Ma anche Bolognini (Il bell’Antonio, 1960), Antonioni (La notte, 1961) e Zurlini (Cronaca familiare, 1962), gli affidarono ruoli difficili e complessi. Mastroianni non rinnegava però la sua vis comica e toccava tutte le corde dell’umorismo, da quello più gentile e garbato (Fantasmi a Roma, 1961), a quello più corposo (Divorzio all’italiana, 1962). Il suo sodalizio con la Loren, ormai star consacrata dall’Oscar, si rinnovava più volte e con ottimi risultati, soprattutto in “Ieri, oggi e domani” (1963), “I girasoli” (1960) e “Una giornata particolare” (1977).
Anche negli anni ’70, egli fu l’interprete più amato dagli autori del cinema italiano. Marco Ferreri ed Ettore Scola lo vollero protagonista in molti dei loro film: da “Permette? Rocco Papaleo” (1971), a “La grande abbuffata” (La grande buffe, 1973), da “Ciao maschio” (1978), a “La terrazza” (1980). Le caratterizzazioni di Mastroianni erano sempre sapide e rispettose delle indicazioni degli autori. Pur senza mai prevaricare i suoi ruoli, Mastroianni si affermò come una delle maggiori personalità che il cinema italiano abbia prodotto nel dopoguerra. Anche quando è maschera di se stesso, come nella nostalgia felliniana di “La città delle donne” (1980) e di “Ginger e Fred” (1985), egli sa costruire con pazienza e modestia il suo personaggio, cominciando ogni volta da zero. Forse è per questo che anche i registi delle nuove generazioni continuano a servirsi di lui: Marco Bellocchio, ad esempio, gli ha affidato un difficile ruolo pirandelliano nell’Enrico IV (1984). Naturalezza, ironia e senso della misura sono le inossidabili armi di Marcello Mastroianni. Già conscio del destino cui il terribile male lentamente lo stava condannando, ha voluto chiudere la sua lunga e meritoria carriera a contatto diretto con il suo pubblico recitando in teatro, dove aveva raccolto i suoi primi successi. Sul set del suo ultimo spettacolo teatrale, Le Ultime Lune, scritto da Furio Bordon con la regia di Giulio Bosetti, Mastroianni recita una battuta profetica: “…I miei compagni dicono che preferirebbero morire in estate, con il sole che entra dalla finestra spalancata e li scalda per l’ultima volta. Io no…Io vorrei morire a Natale…con il grande albero illuminato in mezzo alla piazza…mentre la neve cade lenta su tutta Paperopoli…e io guardo volteggiare nell’aria in compagnia di Qui e Quo, i miei due fratellini…e mi sento a casa, al caldo e al sicuro…con le zampe infilate nei miei scarponcini gialli e il copriorecchie a batuffolo che mi stringe delicatamente le tempie come la carezza di un figlio bambino…” Marcello Mastroianni è morto all’alba del 19 dicembre 1996, a Parigi.


Sophia Loren

Loren Sophia

  • Settembre 05, 2014
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Sophia Loren, nome d’arte di Sofia Villani Scicolone, nasce a Roma il 20 settembre 1934. E’ considerata e riconosciuta a livello mondiale come una delle attrici più importanti ed influenti nella storia del cinema. Con due Oscar, un Golden Globe, un Leone d’oro, la Coppa Volpi, una Palma d’oro a Cannes, un BAFTA, sei David di Donatello e due Nastri d’argento è l’attrice italiana più premiata al mondo.

Nata a Roma, Sofia Villani Scicolone venne portata a Pozzuoli dalla madre dove trascorse la sua infanzia a causa della mancata volontà del padre, Riccardo Scicolone, affarista nel settore immobiliare, di sposare la madre Romilda Villani. Il periodo napoletano, vissuto in condizioni estremamente disagiate durante la guerra, sarà importantissimo nella formazione artistica della Loren. A soli 15 anni tornò a Roma in cerca di fortuna, riuscendo ad imporsi presto nel mondo artistico posando inizialmente per fotoromanzi e successivamente partecipando a ben 15 diverse pellicole cinematografiche in un solo anno come comparsa o in ruoli marginali che le diederò visibilità, dando risalto alle sue qualità estetiche.

Venne notata da Carlo Ponti che, immediatamente colpito dalle sue potenzialità, le offrì un contratto di sette anni; è da qui che comincia ad utilizzare il nome d’arte Sofia Lazzaro, poi Sophia Loren. L’incontro con Ponti fu il vero e proprio trampolino di lancio per la nascente stella, recitò infatti poco meno che ventenne al fianco di Alberto Sordi in “Due notti con Cleopatra” di Mario Mattòli nel 1953. L’anno seguente girerà altri film in ruoli secondari come “Carosello napoletano” di Ettore Giannini, “Un giorno in pretura” nell’episodio Don Michele, “Anna e il biliardo” con Walter Chiari di Steno, oppure “Tempi nostri” con Totò di Alessandro Blasetti; ma il 1954 sarà anche l’anno decisivo per una svolta nella sua carriera interpretando ruoli da protagonista in celebri commedie come “L’oro di Napoli”.  Dello stesso anno è “Peccato che sia una canaglia” di Alessandro Blasetti, dove incontra per la prima volta il suo partner per eccellenza Marcello Mastroianni. Nel 1955 interpreta Carmela ne “La bella mugnaia” di Mario Camerini a fianco a Mastroianni e De Sica e “Il segno di Venere” diretto da Dino Risi con Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Raf Vallone e Tina Pica.

Con Vittorio De Sica, Tina Pica e ancora diretti da Dino Risi, sempre nel 1955, Sophia Loren sarà protagonista in “Pane, amore e…” mentre il suo primo importante ruolo drammatico arriva per un film diretto da Mario Soldati e scritto tra gli altri da Pier Paolo Pasolini e Giorgio Bassani: “La donna del fiume”. Successivamente è protagonista nella commedia  “La fortuna di essere donna” del 1956 di Alessandro Blasetti dove ritorna in coppia con Marcello Mastroianni. E’ in questo periodo che, con la celebre copertina su Life del 1955, inizia la sua fortunata carriera internazionale con film come “Il ragazzo sul delfino”, “Orgoglio e passione” a fianco di Frank Sinatra e Cary Grant, “Timbuctù” con John Wayne, “La chiave” con William Holden, il western “Il diavolo in calzoncini rosa” con Anthony Quinn, “Un marito per Cinzia” ancora con Cary Grant, o “La miliardaria” con Peter Sellers. Interpreta innumerevoli film di successo con le più grandi star mondiali, diretta da registi quali Vittorio De Sica, Mario Monicelli, Ettore Scola, Dino Risi, Mario Camerini, Charlie Chaplin, Sidney Lumet, George Cukor, Michael Curtiz, Anthony Mann e André Cayatte.

In particolare con De Sica, con il quale gira otto film, forma un ideale sodalizio, spesso completato dalla presenza di Marcello Mastroianni. Riesce a imporsi e farsi amare dal pubblico statunitense e di tutto il mondo, competendo con le grandi star femminili dell’epoca di Hollywood. Ma la vera consacrazione come attrice arriva nel 1960 con l’interpretazione magistrale del film forse più importante della sua carriera, “La ciociara” diretto da Vittorio De Sica e prodotto dal marito Carlo Ponti. Al successo de “La Ciociara”, segue la partecipazione al colossal “El Cid”, dove recita con Charlton Heston; nel cast figura anche Raf Vallone. Seguono “La baia di Napoli” con Clark Gable , “Lady L” con Paul Newman e “La contessa di Hong Kong” con Marlon Brando e Charlie Chaplin.

Nel 1971 lavora con Gigi Proietti e Danny DeVito nella commedia “La mortadella” di Mario Monicelli e con Marcello Mastroianni nel film “La moglie del prete” di Dino Risi. Nell’anno successivo veste i panni di una suora nella commedia di Alberto Lattuada “Bianco, rosso e…”, a fianco di Adriano Celentano. Si aggiudica poi nel 1974 il suo quinto David di Donatello per l’interpretazione magistrale del ruolo drammatico in “Il viaggio”, frutto della sua ultima collaborazione con Vittorio De Sica. Nel 1977, ancora con Mastroianni, recita in “Una giornata particolare” di Ettore Scola.

Gli anni ’90 iniziano con l’assegnazione del Premio Oscar alla carriera, con la partecipazione in “Prêt à porter” di Rober Altman nel 1994 e terminano con la collaborazione con Jack Lemmon e Walter Matthau in “That’s Amore – Due improbabili seduttori”, nel 1995, e “Soleil” di Roger Hanin nel 1997. Nel 2002 è stata la protagonista di “Cuori estranei”, diretta dal figlio Edoardo Ponti, e nel 2004 di “Peperoni ripieni e pesci in faccia” di Lina Wertmuller: ma i maggiori successi li riscontrerà con le fiction “Francesca e Nunziata”, sempre della Wertmüller, recitando accanto a Claudia Gerini e Raul Bova e “La terra del ritorno”, in coppia con Sabrina Ferilli. Nel 2009, dopo cinque anni di assenza dalla cinematografia, è chiamata da Rob Marshall per recitare in “Nine”, omaggio musical a “8½” di Fellini.


Anna Maria Ferrero

Ferrero Anna Maria

  • Aprile 11, 2014
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Anna Maria Ferrero, nome d’arte di Anna Maria Guerra, nasce nel 1934 a Roma, sin da piccola manifesta un grande interesse per il cinema. 

Anna Maria Ferrero, nome d’arte di Anna Maria Guerra, nasce nel 1934 a Roma, sin da piccola manifesta un grande interesse per il cinema.
Risale al 1952 il suo primo film da protagonista, si tratta di “Le due verità” di Antonio Leonviola, in cui interpreta un doppio ruolo, prima da orfanella e poi da vera approfittatrice. 

Sempre nel 1952 viene diretta da Eduardo De Filippo in una commedia “Ragazze da marito”.  Il 1954 si rivelerà un grande anno per Anna Maria, durante il quale instaurerà uno stretto rapporto di amicizia e lavorativo con Carlo Lizzani, attraverso il film “Cronache di poveri amanti”. 
Nel 1953 entra a far parte della compagnia teatrale di Vittorio Gassman, che sarà suo compagno per quasi sette anni. 
Nel 1959 interpreta “La notte brava” di Mauro Bolognini, con la sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini e “L’Impiegato” diretta da Giacomo Puccini, mentre nel 1960 interpreta da protagonista “Il Mattatore” di Dino Risi. 

Continua il suo sodalizio con Carlo Lizzani che la chiama per una parte da protagonista ne “Il Gobbo”, che sarà trasmesso dalla RAI per la prima volta solo nel 1975, con la raccomandazione ad un pubblico adulto per la crudezza del soggetto e la sequenza in cui Anna Maria è vista di schiena.
Dopo il matrimonio con il collega Jean Sorel, con cui gira nel 1963 “Un marito in condominio”, Anna Maria decide di abbandonare il lavoro da attrice, prendendo parte a Controsesso (1964) di Franco Rossi, Marco Ferreri e Renato Castellani, in un episodio diretto da Franco Rossi: Cocaina di Domenica.


Emilio Schuberth

Schubert Emilio

  • Dicembre 29, 2012
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È fra i magnifici nove invitati da Bista Giorgini a sfilare il 12 febbraio
1951 a Firenze, per affermare la nascita e la legittimità di una moda
italiana. Deve la sua notorietà a un innato senso dello spettacolo,
della comunicazione e a una conoscenza sartoriale ereditata dalla scuola
napoletana. Agli inizi degli anni ’30, si trasferisce a Roma ed è presso l’atelier Montorsi, dove cura il settore biancheria con raffinate combinazioni di seta emerletto.

Nel 1938 apre un negozio di modisteria con la giovane moglie,
in via Frattina. Sono così tante le richieste delle sue clienti che
decide, nel ’40, di darsi un atelier d’alta moda in via Lazio. Il suo stile era
singolare, amava il lusso nel tessuto e nei ricami, aveva un’abilità
innata nel mescolare tecniche e materiali. La sua donna era classica:
vita sottile, busto importante e con spalle rotonde, ma anche molto
romantica. Nel suo stile fastoso si fondono elementi ottocenteschi e
hollywoodiani. Amato da regine e da star del cinema, tra le sue clienti
ci fu anche Soraya, in fuga dalla Persia con lo Scià, alla quale — in
una sola notte — prepare un guardaroba degno di un’imperatrice,
appunto. Cliente fisso era re Faruk d’Egitto, che vestì da Schuberth le
sue mogli e le sue amanti. Maria Pia di Savoia gli commissionò una parte
del corredo per le sue nozze. Vestì Brigitte Bardot e Martine Carol.
Amato dalle soubrette, era l’artefice degli abiti per il “gran finale”
delle riviste musicali. Suoi gran parte degli abiti di Wanda Osiris, di
Elena Giusti, di Silvana Pampanini, di Valentina Cortese, Lucia Bosé,
Silvana Mangano e di Lorella De Luca per il film Poveri ma belli. Furono
sue clienti fedeli anche Gina Lollobrigida e Sofia Loren. Nel ’49 sfila
a Palazzo Grassi nell’ambito del Festival di Venezia. Il suo atelier
era frequentato da figurinisti e da costumisti, da Jon Guida a Costanzi,
da Pascali a Pellizzoni, da Balestra a De Barentzen, da Lancetti a
Guido Cozzolino detto Gog, da Ata De Angelis a Folco a Miguel Cruz. Nel
film Era lui sì, sì di Metz e Marchesi del ’51, impersona se stesso
mentre prova un abito all’esordiente Sofia Loren. Era solito presentarsi
agli eventi mondani accompagnato da dodici indossatrici super vestite e
truccate. Amava sfoggiare gioielli, non per esibizionismo ma per
calamitare l’attenzione dei media. Partecip& al popolare programma
televisivo Il Musichiere sia come costumista sia come protagonista,
cantando Donna, cosa si fa per te. Nel ’57 sigla, per il mercato
americano e tedesco, un accordo con Delia Biagiotti, madre della
stilista Laura, per l’esportazione della sua moda pronta. Firma il
profumo Schu-schu, la cui campagna pubblicitaria porta la firma di René
Gruau. L’archivio dei disegni è stato donato dalla figlia Gretel
all’università di Parma nel dipartimento diretto da Arturo Carlo
Quintavalle.

Celebre sarto delle dive del cinema anni ’60. Nato a Napoli nel 1904, Schuberth viaggiò molto in Germania e Inghilterra prima di trasferirsi come apprendista nella sartoria Montorsi a Roma. È fra i magnifici nove invitati da Bista Giorgini a sfilare il 12 febbraio 1951 a Firenze per affermare la nascita e la legittimità di una moda italiana. 

Deve la sua notorietà a un innato senso dello spettacolo, della comunicazione e a una conoscenza sartoriale ereditata dalla scuola napoletana. Agli inizi degli anni ’30, si trasferisce a Roma ed è presso l’atelier Montorsi, dove cura il settore biancheria con raffinate combinazioni di seta emerletto.

Nel 1938 apre un negozio di modisteria con la giovane moglie,in via Frattina. Sono così tante le richieste delle sue clienti che decide, nel ’40, di darsi un atelier d’alta moda in via Lazio. Il suo stile era singolare, amava il lusso nel tessuto e nei ricami, aveva un’abilità innata nel mescolare tecniche e materiali. La sua donna era classica:vita sottile, busto importante e con spalle rotonde, ma anche molto romantica. Nel suo stile fastoso si fondono elementi ottocenteschi e hollywoodiani. Amato da regine e da star del cinema, tra le sue clienti ci fu anche Soraya, in fuga  dalla Persia con lo Scià, alla quale — in una sola notte — prepara un guardaroba degno di un’imperatrice,appunto. Cliente fisso era re Faruk d’Egitto, che vestì da Schuberth lesue mogli e le sue amanti. Maria Pia di Savoia gli commissionò una partedel corredo per le sue nozze.
Vestì Brigitte Bardot e Martine Carol. Amato dalle soubrette, era l’artefice degli abiti per il “gran finale”delle riviste musicali. Suoi gran parte degli abiti di Wanda Osiris, diElena Giusti, di Silvana Pampanini, di Valentina Cortese, Lucia Bosé, Silvana Mangano e di Lorella De Luca per il film Poveri ma belli. Furono sue clienti fedeli anche Gina Lollobrigida e Sofia Loren. Nel ’49 sfila a Palazzo Grassi nell’ambito del Festival di Venezia. Il suo atelier era frequentato da figurinisti e da costumisti, da Jon Guida a Costanzi, da Pascali a Pellizzoni, da Balestra a De Barentzen, da Lancetti a Guido Cozzolino detto Gog, da Ata De Angelis a Folco a Miguel Cruz.

Nel film Era lui sì, sì di Metz e Marchesi del ’51, impersona se stesso mentre prova un abito all’esordiente Sofia Loren. Era solito presentarsi agli eventi mondani accompagnato da dodici indossatrici super vestite e truccate. Amava sfoggiare gioielli, non per esibizionismo ma percalamitare l’attenzione dei media. Partecipò al popolare programma televisivo Il Musichiere sia come costumista sia come protagonista, cantando Donna, cosa si fa per te. Nel ’57 sigla, per il mercato americano e tedesco, un accordo con Delia Biagiotti, madre della stilista Laura, per l’esportazione della sua moda pronta. Firma il profumo Schu-schu, la cui campagna pubblicitaria porta la firma di René Gruau.
L’archivio dei suoi disegni è stato donato dalla figlia Gretel all’università di Parma nel dipartimento diretto da Arturo Carlo Quintavalle.


Alberto Sordi

Sordi Alberto

  • Dicembre 22, 2012
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Quarto figlio di Pietro Sordi, professore di musica e suonatore di bombardino nell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, nasce nel rione popolare di Trastevere. Già nelle scuole elementari iniziò a improvvisare piccole recite con un teatrino di marionette per un pubblico di suoi coetanei, anticipando la gloriosa carriera che lo portò ad essere uno dei maggiori interpreti del cinema italiano del secolo scorso.

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Il giudizio universale

Il giudizio universale – di Vittorio De Sica

  • Novembre 02, 2012
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Il Giudizio Universale è un film del 1961 diretto da Vittorio De Sica e sceneggiato da Cesare Zavattini, duo riunito dal produttore Dino De Laurentis per replicare il successo de “La Ciociara” ma sfruttando una trama completamente differente: quella dell’annuncio del Giudizio Universale lanciato da una voce stentorea e minacciosa che svela che il giudizio finale avrà luogo a partire dalle ore 18:00. 

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Giovanni Arpino

Arpino Giovanni

  • Maggio 09, 2012
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Giovanni Arpino, stimato scrittore, cronista sportivo e giornalista, vinse nel 1964 il Premio Strega con L’ombra delle colline. Dal suo romanzo, Delitto d’onore fu tratto il celebre film Divorzio all’italiana. Sorte analoga toccò al suo Il buio e il miele da cui furono tratti: Profumo di Donna e la pellicola americana Scent of a woman.

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Gian Maria Volonté

Volonté Gian Maria

  • Dicembre 05, 2011
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Gian Maria Volonté nacque a Milano, ma crebbe a Torino, il 9 aprile 1933. Il padre, Mario Volonté, era un milite fascista originario di Saronno (in provincia di Varese) che, nel 1944, fu al comando della Brigata Nera di Chivasso, incaricata di dar la caccia ai partigiani comunisti; la madre, Carolina Bianchi, apparteneva ad una benestante famiglia di industriali milanesi.


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