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Welles George Orson
George Orson Welles, nato a Kenosha il 6 maggio 1915, nello Stato americano del Wisconsin, è stato un famoso attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense.
Figlio della pianista Beatrice Ives e di Richard Welles, proprietario di una fabbrica di furgoni ma anche inventore durante il tempo libero, si rivela essere un bambino prodigio già in tenera età: grazie agli insegnamenti della madre si dedica alla musica e alla pittura e già a tre anni mostra una predisposizione alla recitazione teatrale, ricoprendo dei ruoli in opere teatrali quali “Sansone e Dalila” e “Madama Butterfly”.
In seguito al divorzio dei suoi genitori seguirà la madre a Chicago dove frequenteranno ambienti intellettuali e culturali. Tuttavia, la prematura morte della madre nel 1924, quando Orson Welles aveva soli 8 anni, lo portò ad abbandonare la carriera musicale e a tornare a vivere con il padre.
Durante la giovinezza segue il padre nei suoi viaggi, frequenta prima la Washington School e in seguito la Todd School di Woodstock, diretta da Roger Hill, spesso citato da Welles stesso come il maestro che più di chiunque altro ha influenzato la sua futura carriera. Durante il periodo trascorso alla Todd School prosegue la sua esperienza teatrale e letteraria, interpretando diversi personaggi in tragedie e drammi storici shakespeariani.
In seguito alla morte del padre, avvenuta nel 1930, si diploma alla Todd School , frequenta brevemente il Chicago Art Institute, per poi partire prima per l’Irlanda, dove lavora come attore e regista all’Abbey Theatre. Nel 1933 prova una carriera teatrale a Londra, presentandosi come un famoso attore newyorkese, ma il rifiuto delle sue proposte di lavoro lo faranno rientrare negli Stati Uniti nello stesso anno, stabilendosi poi definitivamente a New York nel 1934. Qui collabora con il regista e produttore teatrale John Houseman, mettendo in scena lo spettacolo Panic, cui segue la realizzazione di Voodoo Macbeth, la versione più rivoluzionaria del Macbeth mai vista fino ad allora, la quale gli permette di ottenere una certa notorietà e di evidenziare le sue doti registiche nonostante la sua inesperienza.
Prosegue la sua collaborazione con Houseman ed entra a far parte della Federal Theatre, un’associazione teatrale collettiva che vantava quattro grosse compagnie.
Nel 1937 fondò assieme ad Houseman il Mercury Theatre, una nuova compagnia di prosa che aveva l’obiettivo di portare sul palcoscenico opere sia classiche che moderne, tra cui una versione del Giulio Cesare di Shakespeare ambientata nell’Italia fascista. Nell’estate del 1938 Welles e la compagnia Mercury Theatre sono una presenza quotidiana nelle trasmissioni dell’emittente radiofonica CBS, con il programma “Mercury Theatre on the Air”, il quale propone reinterpretazioni audio di classici od opere letterarie popolari. Proprio durante questo periodo, il 30 Ottobre 1938, Welles fece uno “scherzo” all’America destinato a rimanere nella storia: interruppe la trasmissione radiofonica e interpretò un adattamento di “La guerra dei mondi” , romanzo di fantascienza di H. G. Wells, annunciando l’invasione della Terra da parte di alieni. Lo stile della narrazione, in forma di radiocronaca molto verosimile che comprendeva notiziari, interviste sul posto e persino un invito a mantenere la calma al presidente Roosvelt scatenò il panico nel Nordamerica, soprattutto nel New Jersey (dove sarebbe avvenuto il presunto atterraggio), poiché gli ascoltatori credettero nell’autenticità degli eventi. Ne risultarono linee telefoniche sovraccariche, traffico congestionato nel tentativo di fuggire.
Poche ore dopo le trasmissioni la calma fu ristabilita, grazie anche alle notizie che rivelarono la natura della burla, ma questo evento costituì per Welles un successo che andò oltre le sue aspettative (si rese conto della portata degli effetti del suo spettacolo solo il giorno dopo), rivelando la sua genialità creativa e le sue doti interpretative, e fornendogli una enorme pubblicità, tale che nel 1939 la RKO, una celebre casa di produzione e distribuzione cinematografica statunitense, gli offre un contratto per la realizzazione di 3 film a Hollywood, contratto che gli concedeva una libertà artistica assoluta, oltre il 20% degli incassi lordi e la possibilità di essere a proprio piacimento attore, regista e produttore.
In seguito ad un periodo di indecisione, nel quale alcuni progetti di Welles non raggiunsero mai la realizzazione cinematografica, nel 1941 gira “Quarto potere”, film che si rivelò un insuccesso al botteghino, ma che col passare del tempo è stato rivalutato e spesso definito uno dei più grandi capolavori della storia del cinema.
A causa del flop commerciale di “Quarto potere”i dirigenti della RKO assunsero un atteggiamento molto meno fiducioso nei confronti di Wells, tanto che nessuna delle produzioni successive può essere considerata totalmente una sua opera. Questo è stato il destino della seconda pellicola cinematografica di Welles: “L’orgoglio degli Amberson”(1942), basato sul romanzo vincitore del premio Pulitzer scritto da Booth Tarkington. Terminate le riprese Welles ebbe modo solo di fare una bozza di pre-montaggio, ma il montaggio finale venne effettuato approfittando di un’assenza del regista dagli Stati Uniti.
Nel 1948 Welles abbandona Hollywood e si trasferisce in Europa, dove inizia a concentrarsi su una nuova trasposizione di un dramma shakesperiano, l’Otello, che intende dirigere e interpretare e che richiederà quasi tre anni di lavoro. Data la necessità di reperire i fondi necessari alla sua realizzazione, Welles durante questo periodo partecipa come attore in alcuni film americani girati in Europa (Gli spadaccini della serenissima, 1949; Il principe delle volpi, 1949; La rosa nera, 1950). In particolare fu la sua partecipazione come attore nel film “Il terzo uomo” che gli permise di ottenere il compenso necessario per terminare l’Otello nel 1952. La realizzazione di questa pellicola comportò diverse difficoltà, non solo economiche ma anche tecniche, ma ripagò i suoi sforzi permettendogli di aggiudicarsi la Palma d’oro al Festival di Cannes.
In seguito parteciperà ancora come attore per alcune produzioni europee e tornerà alla regia con “Rapporto confidenziale” (1955)
Nel 1957 torna ad Hollywood dopo dieci di assenza. Nel 1958 dirige ed interpreta “L’infernale Quinlan”, film che condivide con “Quarto potere” un’iniziale insuccesso economico seguito da una valutazione positiva della critica che lo definì come un altro capolavoro assoluto del regista. E anche in questo caso ci furono numerosi tagli nel montaggio da parte della produzione.
Terminata nuovamente la breve parentesi hollywoodiana, la sua carriera di regista continuò in Europa, dove, come in passato spesso accettò ruoli di attore per poter autofinanziare i propri progetti. Pur non disponendo dei finanziamenti e dei mezzi tecnici di Hollywood riuscì finalmente a guadagnare un’indipendenza non solo economica ma anche nel senso di una maggiore libertà d’azione, nonché la possibilità di dirigere il montaggio finale delle pellicole. Fu durante questo periodo che realizza uno dei suoi progetti più ambiziosi: la trasposizione cinematografica de “il processo” di Kafka (1962), ritenuto da egli stesso il suo film più importante e più creativo. Con il film successivo, Falstaff (1966), Welles ritorna al suo amato Shakespeare, interpretando il ruolo principale, quello di Falstaff.
Per quanto riguarda gli ultimi anni della sua carriera, da citare il documentario F come falso (1973), in cui per mezzo di aneddoti, ricordi autobiografici e alcune interviste a noti falsari (tra cui, Elmyr de Hory, che falsificava celebri quadri,e Clifford Irving, che falsificava biografie) Welles affronta il tema del rapporto tra verità ed arte e menzogna, cercando di riflettere sulla validità della critica nel campo delle arti figurative, del cinema e della scrittura. D’altronde il tema della menzogna era molto caro a Welles: basti ricordare come la sua “guerra dei mondi” sia stata un falso scambiato per vero.
Negli anni ‘70 Gira anche “Filming Othello” (1978), documentario dove rievoca la travagliata e avventurosa lavorazione del suo film “Otello” e narra parte della sua biografia.
Di costituzione robusta sin dalla nascita, durante l’ultimo periodo della sua vita soffrì di un certo grado di obesità. Morì nella amata/odiata a Hollywood il 10 ottobre 1985, all’età di settant’anni, a causa di un attacco cardiaco. Le sue spoglie riposano in Spagna, a Ronda, in una fattoria dove Welles aveva soggiornato in uno dei suoi viaggi giovanili.
Ekberg Anita
Nata a Malmò, in Svezia, il 29 settembre 1931, Kerstin Anita Marianne Ekberg inizia la sua carriera negli anni 50′ quando, dopo aver vinto il titolo di Miss Svezia, si trasferisce negli Stati Uniti dove il produttore Howard Hughes la introduce nel mondo del cinema.
Molti sono i ruoli da lei interpretati, da ‘Hollywood o morte!’ del 1956 (per il quale vince un Golden Globe come miglior attrice emergente) al kolossal ‘Guerra e pace’.
Sarà tuttavia il ruolo di Sylvia interpretato nella ‘Dolce vita’ di Federico Fellini, con Marcello Mastroianni a consacrarla icona di bellezza: la scena del bagno nella Fontana di Trevi, nella quale magnifica ed irreale come un sogno si immerge fino alla gonna tenendo per mano Marcello Mastroianni, diventerà un classico che entrerà per sempre nella storia del cinema mondiale e nell’immaginario collettivo degli italiani. Il grande regista tornerà a dirigerla due anni dopo, ne ‘Le tentazioni del dottor Antonio in Boccaccio ’70 ‘, dove la sua provocante bellezza turberà le notti del Dottor Antonio, un petulante moralista interpretato da Peppino De Filippo.
Dalla seconda metà degli anni sessanta sposta la residenza in Italia e lavora in svariate produzioni europee, ma poche degne di nota, ad eccezione di ‘Bambola’ di Bigas Luna e de ‘Il nano rosso’ del belga Yves Le Moine. I film degli anni settanta sono da circoscrivere nella categoria dei B-movie, e negli anni ’80 passa inevitabilmente dai ruoli di sex symbol a quelli di caratterista.
Per quanto riguarda la vita privata, è stata sposata due volte: dal 1956 al 1959 con l’attore inglese Anthony Steel e dal 1963 al 1975 con l’attore americano Rik Van Nutter. Molti i flirt che le sono stati attribuiti, tra i quali quello con Gianni Agnelli, Dino Risi e Frank Sinatra. Proprio da quest’ultimo, confesserà durante la puntata del 5 novembre 2010 de ‘I migliori anni’ le venne fatta una proposta di matrimonio.
Anita Ekberg si è spenta, a 83 anni, nell’ospedale San Raffaele di Rocca di Papa (Roma). La bellissima icona del cinema, simbolo de “La dolce vita”, era da tempo malata.
Lisi Virna
Virna Lisi, nome d’arte di Virna Pieralisi, nata ad Ancona l’8 Novembre del 1936, si trasferisce insieme alla famiglia a Roma, dove inizia a muovere i primi passi nel cinema ancora giovanissima e del tutto casualmente: il padre Ubaldo conosce Giacomo Rondinella, un cantante, il quale colpito dall’eccezionale figura della ragazza la presenta ad un produttore.
Catapultata in un ambiente che non era il suo, la timida Virna prende parte inizialmente a una mezza dozzina di film partenopei: da “E Napoli canta” a “Desiderio ‘e sole”, da “Piccola santa” a “Luna nuova”. Nel 1955 le sue quotazioni lievitano grazie ad un remake del celebre “Ore 9: lezione di chimica”, che lo stesso Mario Mattoli rivisita nelle “Diciottenni”.
Nel 1958, torna sul grande schermo su un set partenopeo, lavorando con Totò e Peppino De Filippo nella commedia “Totò, Peppino e le fanatiche”.
Un grande del teatro come Giorgio Strehler (e negli anni ’60 Strehler era già un’autorità del settore) la chiama per la parte di protagonista nei “Giacobini” di Federico Zardi, per il quale ottiene al Piccolo di Milano un lusinghiero successo.
A teatro lavora anche con Michelangelo Antonioni e Luigi Squarzina, mentre la sua immagine cinematografica cresce fino ad internazionalizzarsi nel “Tulipano nero” (1963), di Christian Jacque, con Alain Delon, ed “Eva” (1962) di Joseph Losey. Chiamata da Hollywood, si muove con disinvolta padronanza di commediante in “Come uccidere vostra moglie” (1965) di Richard Quine, a fianco di Jack Lemmon. Si tratta comunque di un’esperienza limitata, tesa a sfruttare esclusivamente le sue doti di bionda platinata, come confermato dai seguenti “U 112 – assalto al Queen Mary” (1965), con Frank Sinatra e “Due assi nella manica” (1966), con Tony Curtis.
Tornò così in Italia dopo aver stracciato il contratto con la Paramount, nonostante una grossa penale da pagare.
Nello stesso periodo, forse per quel motivo, rifiuta proprio la parte – pentendosi più avanti come ammetterà lei stessa – della Bond girl nel nuovo capitolo della saga di spionaggio, Agente 007, dalla Russia con amore (1963) con “l’agente segreto” Sean Connery. Al suo posto ci sarà un’altra attrice italiana, Daniela Bianchi. Il “grande rifiuto” non le porterà comunque sfortuna: nel 1965 Dino Risi la vorrà per il suo Le bambole (1965) e, quel ruolo, le aprirà nuove possibilità: le verranno infatti offerte sempre più parti in pellicole d’autore. Celebre è la sua Milena, la cassiera del bar di cui si innamorerà perdutamente il ragionier Bisigato, un altro nostro grande attore, Gastone Moschin. Il film è Signore & signori (1966) del maestro Pietro Germi, film che verrà premiato con la Palma d’oro al Festival di Cannes di quell’anno.
A Roma, all’inizio degli anni Settanta, alternerà ruoli più leggeri a interpretazioni drammatiche in diversi film girati in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna oltre a prendere parte a co-produzioni americane ed europee: Il segreto di Santa Vittoria con Anthony Quinn, Anna Magnani e Valentina Cortese (diretto da Stanley Kramer), La statua di Rodney Amateau dove recita a fianco di Terry Gilliam, Il serpente di Henri Verneuil insieme a Yul Brynner e Barbablù di Edward Dmytryk. Sarà il ruolo di Suor Evangelina – insieme a Franco Nero e alla bambina Missaela – nel film Zanna Bianca e Il ritorno di Zanna Bianca, entrambi diretti da Lucio Fulci, che le farà maturare la scelta di fermarsi, dedicandosi, come aveva voluto fin dall’inizio di carriera, al marito e soprattutto al figlio Corrado.
Nel 1980 ottiene un David di Donatello come migliore attrice protagonista per il ruolo di Wilma Malinverni ne La cicala di Alberto Lattuada: il ruolo è di quelli difficili che necessitano di una concentrazione e di una determinazione notevoli. Wilma è una donna matura, la sua carriera piena di successo come cnatnate è ormai in declino, e deve accettare ingaggi modesti. Per interprtarla, la Lisi dovrà ingrassare di quasi dieci chili. Gli anni Ottanta coincidono per lei con la grande, incessante espansione delle reti televisive, dove entrerà a far parte di svariati sceneggiati e telefilm Rai.
Il cinema, parallelamente, continua a darle soddisfazioni. È instancabile e produce una serie di film come Sapore di mare di Carlo Vanzina, che le fece ottenere il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista, mentre l’anno successivo è sul set di Amarsi un po’, sempre di Vanzina, poi arrivano i ruoli per …e la vita continua di Dino Risi (1984), Cristoforo Colombo di Alberto Lattuada (1985), Se un giorno busserai alla mia porta di Luigi Perelli (1986), Buon Natale… buon anno di Luigi Comencini, per cui viene candidata sia al David di Donatello sia al Nastro d’argento – vincendo quest’ultimo – Cinema di Luigi Magni (1988), E non se ne vogliono andare! di Giorgio Capitani (1988) e il seguito E se poi se ne vanno? sempre firmato da Giorgio Capitani (1989).
A 73 anni – è il 2009 – Virna Lisi ottiene il riconoscimento più prestigioso, da tempo atteso: il premio alla carriera ai David di Donatello. Poi, come se avesse ottenuto tutto ciò che aveva desiderato, rimarrà in silenzio per qualche anno. Solo nel 2014, dopo oltre un decennio di assenza dal grande schermo, è di nuovo impegnata con Cristina Comencini nella commedia Latin Lover. Sarà il suo ultimo grande ruolo al cinema, uscito il 19 marzo 2015.
Morì nel sonno il 18 dicembre 2014 a 78 anni, un mese dopo aver scoperto di avere un cancro ai polmoni.
Morandi Gianni
Gianni Morandi nasce l’11 dicembre 1944 in un paese dell’appennino tosco-emiliano, Monghidoro, in una famiglia di modeste condizioni economiche; il padre, Renato, è un ciabattino mentre la mamma, Clara, è casalinga.
Da giovanissimo di sera vende bibite (e qualche volta canta) nel cinema della sua città e di giorno aiuta il padre in negozio.
Nel 1958 viene selezionato a un provino dalla maestra Alda Scaglioni di Bologna con il brano vincitore di Sanremo Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno. Nel frattempo prova senza successo a fare il pugile su consiglio di un arbitro internazionale e, dopo una gavetta fatta non solo di feste dell’Unità ma anche di balere di provincia, concorsi per voci nuove e sagre paesane, spesso con il gruppo di accompagnamento I Cadetti di Scaglioni (formato da musicisti di Bellaria), nel 1961 partecipa al concorso Voci Nuove Disco d’Oro a Reggio Emilia, qualificandosi per la finale che si tiene il 15 aprile al “Tarantola Club”: arriva nono dietro tra gli altri a Paola Neri (prima), Iva Zanicchi (seconda) e Orietta Berti (sesta.
Il 15 aprile 1962 vince il Festival di Bellaria e il giorno dopo l’arbitro di pugilato lo porta a Roma dove con Non esiste l’amore di Adriano Celentano, Non arrossire di Giorgio Gaber e Il cane di stoffa di Pino Donaggio viene ingaggiato dalla RCA Italiana.
Debutta nel mondo discografico nel 1962 con Andavo a cento all’ora, brano di notevole successo scritto da un emigrante in Belgio, Tony Dori e Franco Migliacci, che per l’occasione si firma con lo pseudonimo di Camucia, e inciso nello stesso giorno con l’orchestra di Ennio Morricone insieme alla canzone Loredana con l’uscita del disco avvenuta tre giorni dopo. Pur non entrando in classifica (vi entrerà solo l’anno successivo in occasione della sua prima apparizione televisiva nel programma Alta pressione), la canzone si fa ascoltare nel circuito dei juke box assieme alla successiva Go-kart twist, che viene inserita anche nella colonna sonora della pellicola Diciottenni al sole.
Il successo arriva con Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, che decreta la nascita di Morandi anche come fenomeno di costume, oltre che come cantante, destinato a impersonare una intera generazione di adolescenti insieme a Rita Pavone.
Oltre che ad Alta pressione, Morandi partecipa ad altre trasmissioni televisive, la più seguita delle quali è Il signore di mezza età di Marcello Marchesi.
Con In ginocchio da te Morandi vince il Cantagiro 1964 e totalizza più di un milione di copie vendute, rimane al primo posto della hit parade per 17 settimane consecutive stabilendo il record italiano. In rapida successione pubblica Non son degno di te, che vince nello stesso anno il neonato Festival delle Rose e che arriva prima per otto settimane, Se non avessi più te, Si fa sera che arriva prima per quattro settimane nel 1965 e La fisarmonica, tutti successi da milioni di copie.
Il successo di questi brani è così ampio da ispirare pellicole cinematografiche in cui una trama quasi inconsistente fa da contorno ai brani musicali del momento: si tratta dei cosiddetti musicarelli, film girati e montati in pochissimo tempo a ridosso del successo dei rispettivi 45 giri e che ottengono notevole successo ed incassi miliardari.
Nel primo di questi (In ginocchio da te), Morandi conosce Laura Efrikian, di quattro anni più grande di lui, figlia di un noto direttore d’orchestra di origine armena e attrice già affermata, i due si fidanzano ed il 13 luglio 1966, in gran segreto verrà celebrato il loro matrimonio. Lo stato di gravidanza della Efrikian permetterà a Morandi un temporaneo rinvio degli obblighi di leva.
Il 1966 è anche l’anno della sua prima vittoria a Canzonissima (quell’anno intitolata La prova del nove) con Non son degno di te e della seconda vittoria al Cantagiro con Notte di ferragosto che arriva prima in classifica per tre settimane. È l’anno anche della svolta musicale: un giovane cantautore di nome Mauro Lusini gli fa ascoltare le note di una canzone “di protesta”, un pezzo che ha composto contro la guerra del Vietnam dal titolo C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones che raggiungerà la prima posizione in classifica per due settimane nel gennaio 1967.
Gianni si innamora del pezzo e pretende di inciderlo, malgrado il parere sfavorevole di Migliacci che era contrario all’idea che interpretasse brani “impegnati”, e lo presenta, in coppia con Lusini, al Festival delle Rose.
L’accoglienza del pubblico è tiepida, ma c’è da dire che il brano non viene promosso in televisione per la rigida censura dell’epoca che vietava qualsiasi accenno di polemica sulle scelte in politica estera di uno Stato “amico”.
Il 4 febbraio 1967 il singolo Se perdo anche te arriva primo in classifica per due settimane.
All’inizio del 1967 la primogenita di Morandi, alla quale viene dato il nome di Serena, muore dopo poche ore di vita, proprio mentre suo padre gareggia nella finale di Scala Reale con La fisarmonica e viene sconfitto da Claudio Villa. Dopo poche settimane Morandi è costretto a partire per il servizio militare in un periodo critico per la sua carriera: l’interruzione di ogni attività per quindici mesi rischia di far dimenticare uno dei personaggi più amati dal pubblico, tanto più che le autorità militari, nel timore di venire accusate di favoritismo, impediscono al cantante qualsiasi licenza per i primi sei mesi del servizio di leva, che viene svolto al CAR di Arma di Taggia e successivamente a Pavia in un reggimento dell’Arma del genio.
Nonostante ciò, la presenza di Morandi in televisione (e di conseguenza nelle classifiche) non viene a mancare, anche se solo sotto forma di voce registrata nelle sigle delle trasmissioni Giovani (Un mondo d’amore) che arriva prima per quattro settimane, Partitissima (Mezzanotte fra poco) e Settevoci (Una domenica così).
In questo periodo esce nelle sale un film che Gianni aveva girato sotto la direzione di Duccio Tessari: si tratta di una pellicola che è una via di mezzo tra la commedia musicale e la fiaba di Aladino, che prende il titolo di Per amore, per magia e che si rivela un fiasco al botteghino, nonostante fra i protagonisti annoveri Mina e Sandra Milo.
A risollevare le quotazioni di Gianni Morandi sarà la successiva Canzonissima, che lo vede ancora una volta vincitore assoluto con Scende la pioggia (cover in italiano del brano Eleanore degli americani The Turtles) che arriva prima in classifica per cinque settimane, successo ripetuto l’anno seguente con Ma chi se ne importa.
In questo periodo fonda insieme a Migliacci le edizioni musicali Mimo (il nome deriva appunto dalle iniziali dei cognomi di Migliacci e Morandi) e l’omonima casa discografica, la MiMo.
Nel dicembre 1969 il singolo Belinda arriva primo in classifica per due settimane.
Nel 1970 rappresenta l’Italia all’Eurovision Song Contest di Amsterdam con Occhi di ragazza, classificandosi all’ottavo posto.
Negli anni settanta ha un periodo di declino: pur non avendo mancato di incidere anche canzoni “impegnate” come Al bar si muore, sul dramma della guerra del Vietnam, ed essere stato protagonista di un film impegnato come Le castagne sono buone, sotto la regia di Pietro Germi, Morandi viene sopraffatto dal clima ideologico di quegli anni. Tacciato di essere un cantante eccessivamente tradizionalista e commerciale, subisce contestazioni dal vivo, come al Palasport di Torino il 13 ottobre 1970, dove viene fischiato da una consistente parte del pubblico, soprattutto durante la canzone Al bar si muore.
La crisi professionale diventa anche una crisi di vendite e non viene risollevata dalla partecipazione al Festival di Sanremo 1972 con Vado a lavorare, canzone che si classifica al quarto posto ma che risulterà essere un insuccesso: la crisi diventa anche personale quando, nello stesso periodo, viene resa nota la fine del suo matrimonio con la Efrikian, da cui ha avuto i tre figli Serena (vissuta poche ore), Marianna e Marco.
Nel 1973 interpreta il protagonista dello spettacolo teatrale Jacopone, incentrato sulla figura del beato Jacopone da Todi vista in chiave moderna (con Paola Pitagora, con cui ha un flirt in quel periodo).
Nel 1975 incide Il mondo di frutta candita, interamente scritto da Ivano Fossati ed Oscar Prudente, un lavoro curato che però non vende nonostante sia la sigla della trasmissione RAI “Alle nove della sera”; In questo periodo con Ombretta Colli (moglie di Giorgio Gaber), conduce, sul primo canale, lo spettacolo Rete Tre, la cui sigla Sei forte papà lo riporta ai vertici delle classifiche.
Nel 1977 si iscrive al corso di contrabbasso al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, non conseguendo però il diploma, si ferma infatti al primo compimento inferiore.
Torna al successo nei primi anni ottanta con il brano scritto da Mogol ed Aldo Donati, Canzoni stonate, e da allora non conosce momenti di declino della sua popolarità.
Canta Grazie perché, versione italiana di We’ve got tonight testo di Sergio Bardotti e Nini Giacomelli, con Amii Stewart, Uno su mille e 1950 di Amedeo Minghi. Nel 1983 partecipa al Festival di Sanremo con La mia nemica amatissima e va in tournée per due mesi in Russia e in Asia accompagnato dal gruppo Coro degli Angeli, già con lui dal 1980. Nel 1984 viene prodotto lo sceneggiato televisivo Voglia di volare, del quale è protagonista, a questa fiction seguiranno Voglia di cantare nel 1985 e La voglia di vincere nel 1986, che registrano altissime audience.
Nel 1987 assieme a Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri vince il Festival di Sanremo con Si può dare di più.
Nel 1988 registra, insieme all’amico Lucio Dalla, lo storico album Dalla/Morandi in cui spiccano Chiedi chi erano i Beatles con musica di Curreri e testo di Norisso (pseudonimo dietro cui si cela il poeta Roberto Roversi) e Che cosa resterà di me, inedito di Franco Battiato. Nel 1989 esce Varietà, album di buon successo grazie al singolo Bella signora; nel 1992 il singolo Banane e lampone balza anch’esso ai vertici delle classifiche.
Nel 1993, sull’onda del successo discografico di quest’ultimo brano, partono i concerti MORANDI MORANDI, noti come i “concerti dell’autobus” per via di un autobus a grandezza reale presente sulla scena. Il successo di pubblico è enorme ed i concerti proseguono per oltre un anno toccando le 270 repliche nei teatri italiani, con tappe importanti in Europa, negli USA ed in Canada (Palace Theatre di NY e Maple Leaf Garden di Toronto).
Nel 1995 torna a Sanremo cantando In amore in coppia con Barbara Cola e arriva secondo. Nell’ottobre 1996 esce l’album Morandi (seguito dalla miniserie televisiva La voce del cuore, con Mara Venier). Le canzoni di spicco del CD sono Giovane amante mia, Fino alla fine del mondo e La Regina dell’ultimo tango; con quest’ultimo brano partecipa al Festivalbar 1996. Il cd riporta Morandi nelle prime dieci posizioni degli album più venduti.
Lo stesso anno è il trionfo dei concerti Morandi 1996, che vede migliaia di ammiratori affollare stadi e palazzetti dello sport di tutta Italia. La RAI, per la conclusione del giro di concerti, trasmette in diretta dal Teatro delle Vittorie di Roma il concerto che con il 30% di ascolto e con 8 milioni di telespettatori ne decreta il successo.
Nel 1997 nasce il quarto figlio del cantante, Pietro, avuto da Anna Dan.
Nel 1998 esce il doppio CD 30 volte Morandi, album che contiene tre inediti e 27 successi dell’artista completamente rivisitati con nuovi arrangiamenti la cui canzone trainante è Canzone Libera scritta da Eros Ramazzotti. Nello stesso anno suo figlio Marco (divenuto cantante come il padre) partecipa al Festival di Sanremo con il suo gruppo Percentonetto.
Nel 1999 conduce la trasmissione C’era un ragazzo ed ottiene un clamoroso successo di ascolto con una media di 9 milioni di telespettatori a puntata.
Nel 2000, ancora una volta a Sanremo, presenta Innamorato, anch’essa scritta da Ramazzotti; si piazza al terzo posto.
Nel 2002 conduce in televisione Uno di noi, spettacolo abbinato alla Lotteria Italia, seguito da una media di 5-6 milioni di telespettatori. Resta famosa la sua esibizione “in mutande”, una specie di sfida lanciata per esorcizzare i problemi con l’Auditel. In contemporanea esce l’album L’amore ci cambia la vita (200.000 copie vendute), il primo disco pubblicato dalla Sony Music, sua nuova casa discografica dopo l’uscita dalla RCA, casa discografica che lo aveva tenuto a battesimo quasi quarant’anni prima. Questo disco, di ottimo livello, presenta un raggiunto equilibrio tra maturità dei testi, impianto melodico e forza espressiva.
Dopo 40 anni di carriera nel 2002 nasce il primo fan club ufficiale MorandiMania Fan Club.
Nel 2004, il 10 novembre, a Monghidoro, dopo il divorzio dalla prima moglie, sposa, in seconde nozze, Anna Dan.
Nello stesso anno pubblica un nuovo album, A chi si ama veramente, e torna in tv con lo spettacolo in prima serata su Canale 5 Stasera Gianni Morandi, una serata unica senza ospiti di richiamo (solo una telefonata di Celentano) che raggiunge i 6 milioni di telespettatori e oltre il 28 per cento di share. Inizia il lungo giro di concerti per le città italiane, conquistando il pubblico ed inanellando una serie di tutto esaurito.
Il 28 settembre 2006 torna in televisione su Rai 1 con un programma musicale itinerante in sei puntate, dal titolo Non facciamoci prendere dal panico. Premiato da buona parte della critica e mantenendo un considerevole numero di telespettatori, Morandi ogni giovedì ha offerto una perla di varietà tra presente, passato e futuro. Divertenti le panic camera dove Morandi si diverte a fare “il cattivo” e meravigliosi i duetti impossibili con Anna Magnani, Lucio Battisti, Giorgio Gaber, Fred Buscaglione. Il 6 ottobre esce il nuovo album, Il tempo migliore, il 34º della sua carriera, sugli stessi livelli del lavoro precedente. Fiorello lo imita nel programma Viva Radio2. Nella trasmissione lo imita come se fosse cattivo e lo definisce scherzosamente l’eterno bastardo. L’8 novembre 2006 è uscito il suo libro-diario, con la storia dell’eterno ragazzo e dell’Italia degli ultimi sessanta anni, dal titolo Diario di un ragazzo italiano.
Il 19 ottobre 2007 è uscita una raccolta dal titolo Grazie a tutti che contiene 50 fra i brani più significativi della sua carriera, con l’inedito, Stringimi le mani, composto per lui da Pacifico e un duetto specialissimo con Claudio Baglioni sulle note di Un mondo d’amore. Questo progetto vede la collaborazione di Rudy Zerbi, il noto direttore artistico da alcuni anni al fianco di Morandi nei suoi progetti discografici.
Il 25 febbraio 2008 apre il Festival di Sanremo cantando la canzone di Domenico Modugno Nel blu dipinto di blu (che compie 50 anni). Il 13 settembre, presenta in anteprima assoluta il singolo inedito Un altro mondo, brano composto da Francesco Tricarico, durante la finalissima di Miss Italia 2008, contenuto nella raccolta dal titolo Ancora… grazie a tutti, pubblicata su 3 CD e contenente tre brani totalmente inediti per l’artista (Un altro mondo, Nel blu dipinto di blu, Che sarà) e la versione solista di Non ti dimenticherò, precedentemente pubblicata in duetto con Alexia.
Nell’aprile 2009 ha partecipato all’incisione del brano Domani 21/04.2009 di Mauro Pagani, i cui proventi sono stati devoluti alle popolazioni colpite dal terremoto dell’Aquila. L’8 maggio riceve a Lamezia Terme il Riccio d’Argento per il Miglior Live dell’Anno della XXIII edizione della rassegna Fatti di Musica diretta da Ruggero Pegna. Il 28 agosto esce in tutte le radio la sua nuova canzone Grazie a tutti che fa parte di un CD-DVD uscito il 25 settembre 2009. Dall’8 novembre 2009 conduce un nuovo varietà intitolato Grazie a tutti (come l’album omonimo), in onda su Rai 1, affiancato da Alessandra Amoroso. Nel 2009 ha cantato anche nell’ultimo disco di Claudio Baglioni Q.P.G.A., nella canzone Il ricordo, che è un frammento di Questo piccolo grande amore.
Domenica 6 giugno 2010 è ospite della prima edizione della serata di gala Arena di Verona, lo spettacolo sta per iniziare condotto da Antonella Clerici. Il cantante replicherà la sua partecipazione l’anno successivo per la seconda edizione dove si esibisce tra le altre cose anche ne Il Canto degli Italiani.
Ha condotto il Festival di Sanremo 2011, affiancato da Belén Rodríguez, Elisabetta Canalis e Luca e Paolo vinto da Roberto Vecchioni, con la canzone “Chiamami ancora amore”.
Il 2 maggio 2011, insieme a Roberto Vecchioni, prende parte al programma televisivo musicale Due.
Nel 2012, dopo i trionfi dell’anno precedente, affiancato da Rocco Papaleo e Ivana Mrazova conduce il suo secondo Festival di Sanremo che viene vinto da Emma Marrone con la canzone Non è l’inferno. Nell’ultima puntata canta assieme ad Adriano Celentano la canzone Ti penso e cambia il mondo: sarà questa esibizione a segnare il picco di ascolti della manifestazione con oltre 18 milioni di spettatori.
Nel 2012 partecipa con Massimo Ranieri al programma televisivo “Avevo un cuore che ti amava tanto“ trasmesso su Rai 1 in memoria di Mino Reitano, interpretando canzoni portate al successo dal cantante scomparso.
Il 25 giugno 2012 Morandi partecipa con i Nomadi, Francesco Guccini, Laura Pausini, Luciano Ligabue, Nek e i Modena City Ramblers al concerto Emilia live, a Bologna allo Stadio Renato Dall’Ara per raccogliere fondi per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto.
L’8 e 9 ottobre 2012 è l’unico ospite dell’evento musicale Rock Economy di Adriano Celentano dall’Arena di Verona su Canale 5, molti i duetti sulle note di grandissimi successi di due icone della musica italiana, indimenticabile l’omaggio che Morandi dedica a Lucio Dalla, sulle note di una struggente Caruso.
Il 4 marzo 2013 presenta, in diretta su Rai 1, una serata evento per i 70 anni di Lucio Dalla. Sul palco numerosi grandi esponenti della canzone italiana come Andrea Bocelli, Ornella Vanoni, Renato Zero, Fiorella Mannoia, Zucchero.
Il 1º ottobre esce Bisogna vivere, il suo nuovo album di inediti che debutta nella terza posizione della classifica FIMI. L’album è anticipato dal singolo Solo insieme saremo felici entrato in rotazione radiofonica il 19 luglio.
Il 7 e l’8 ottobre 2013 tiene due concerti-spettacolo all’Arena di Verona trasmessi in diretta su Canale 5 con una media spettatori di 6 milioni. Si tratta del Gianni Morandi – Live in Arena che ha visto la partecipazione di Fiorello, Raffaella Carrà, Rita Pavone, Noemi, Riccardo Cocciante, Ennio Morricone, Cher, Ami Stewart, Bianca Atzei, Nina Zilli, Checco Zalone e il figlio Marco.
Il 10 giugno 2014 è uno dei super ospiti della serata-evento “Lo spettacolo dello sport” nella quale si sono celebrati i 100 anni del CONI. Nel corso della serata, condotta da Paolo Bonolis, il cantante si è esibito in Uno su mille e Solo insieme saremo felici ed ha raccontato numerosi aneddoti sulla maratona.
Pasolini Pier Paolo
Pierpaolo Pasolini nacque a Bologna il 5 marzo del 1922. Un anno di importanza storica per il nostro Paese, in quanto il 30 ottobre del 1922 Benito Mussolini prende il potere ed inizia il periodo noto come il ventennio fascista.
Figlio di un ufficiale di fanteria, Carlo Alberto Pasolini, e di una maestra elementare, Susanna Colussi, ebbe un’infanzia segnata da trasferimenti di città continui, per via del lavoro del padre.
Dopo avere frequentato il liceo, nel 1939 si iscrisse in Lettere all’università di Bologna.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale inizia un periodo socialmente complesso che si ripercuote anche sulla vita di Pasolini, il quale l’8 settembre del 1943, con la firma dell’armistizio da parte del generale Badoglio, scappa dal servizio di leva e ritorna a Casarsa, dalla madre.
Nella primavera del 1945 apprese la notizia della morte del fratello Guido, più giovane di lui di tre anni.
Trova la forza per concludere il suo corso di studi universitari nonostante la complessità del momento e, subito dopo l’estate del 1945, si laurea presentando la tesi con il titolo di “Antologia della lirica pascoliniana (introduzione e commenti)”. Subito dopo, nel 1947, inizia la collaborazione con il settimanale del Pci “Lotta e lavoro”. Successivamente fu espulso dal Pci a seguito di un coinvolgimento giudiziario che lo vide protagonista, perse anche il lavoro di insegnante. Questa fu la spinta che lo portò ad allontanarsi dalla sua Casarsa ed andare a vivere a Roma con la madre. I primi anni nella capitale sono molto complessi a causa della proiezione in una realtà totalmente nuova e inedita rispetto alla vita che aveva condotto sino a quel momento.
Fra le sue maggiori produzioni si ricordano il romanzo di successo “Ragazzi di vita”, pubblicato da Garzanti nel 1955; “Accattone”, il film che realizzò nel 1961 e che venne vietato ai minori di diciotto anni, facendo scoppiare polemiche alla XXII Mostra del Cinema di Venezia; Nel 1962 esce il quarto episodio del film RoGoPaG, per il quale si aprirà un procedimento giudiziario per vilipendio alla religione di Stato; nel 1964 dirige “Il vangelo secondo Matteo”; nel 1965, invece, esce “Uccellacci e Uccellini”, per poi dirigere, nel 1967, “Edipo re”; il 1968 è la volta di “Teorema”, mentre nel 1969 di “Porcile”; nel 1970 “Medea”; seguirono “Il Decameron”; “I racconti di Canterbury; “Il fiore delle mille e una notte” e “Salò o le 120 giornate di Sodoma”
Pasolini venne trovato morto la mattina del 2 novembre del 1975 all’Idroscalo di Ostia, sul litorale romano. Il corpo martoriato venne notato da una donna che avvisò immediatamente la polizia. Nelle ore successive venne arrestato un ragazzo che confesso l’omicidio causato da un approccio sessuale non voluto dal ragazzo e dalla reazione violenta che avrebbe avuto Pasolini , ma durante il procedimento emersero dei dettagli inquietanti mai totalmente risolti.
Mastroianni Marcello
Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni è nato a Fontana Liri (FR) il 28 settembre 1924. Sin da piccolo ebbe la possibilità di fare comparse in film come “La corona di ferro”(1941) di Blasetti, e “I bambini ci guardano” (1943), di Vittorio De Sica.
Fino all’età di nove anni vive a Torino con la famiglia per poi trasferirsi a Roma.
Qui Marcello viene avviato agli studi di perito edile e nel 1943 consegue il diploma. Dopo un breve impiego nel comune di Roma viene inviato dall’esercito, in pieno periodo bellico, all’Istituto Geografico Militare di Firenze quale disegnatore.
L’incalzare degli alleati lungo la linea gotica determina il ritiro delle truppe tedesche verso il nord e, conseguentemente, il trasferimento dell’Istituto Geografico Militare a Dobbiaco. Da lì sarebbe stato successivamente internato in Germania e avrebbe messo in atto con il suo amico, il pittore Diego Brindisi, la fuga verso Venezia, dove rimase clandestino fino all’arrivo degli alleati. Finalmente riesce a tornare a Roma, dove si fa sempre più forte il desiderio di lavorare per il cinema.
Conosciuta Giulietta Masina al Centro Universitario Teatrale, recita con lei in Angelica e nel contempo ottiene un impiego come contabile presso la casa di produzione cinematografica Eagle e Lion Films.
Introdotto ormai nell’ambiente non tarda ad essere notato per il suo talento e finalmente Emilio Amendola, amministratore della compagnia di Luchino Visconti, lo ingaggia per la sua riuscitissima serie di spettacoli andati in scena tra il 1948 ed il 1956: Oreste, Troilo e Cressida, Morte di un commesso viaggiatore, Un tram che si chiama desiderio, La Locandiera, Le tre sorelle e Zio Vania.
Nel frattempo collezionò una serie di apparizioni sullo schermo. Il film che rivelò alla critica e al pubblico il suo talento fu “Le ragazze di Piazza di Spagna” (1952), di Luciano Emmer, che lo aveva già diretto in “Domenica d’agosto” (1950). Mastroianni si rivelò particolarmente adatto alla delicata introspezione di un cinema che stava a metà strada tra il neorealismo e la commedia all’italiana. Questa sua predisposizione venne confermata in “Giorni d’amore di De Dantis”, dove egli potè rivivere le sue origini ciociare in una chiave di lieve comicità.
Blasetti e Lizzani gli affidarono anche ruoli drammatici, ma egli sembrava più incline alla commedia. La sua immagine di ingenua onestà si legava bene, infatti, alla malizia femminile della giovane Sophia Loren. I due fecero coppia in diversi film, ma i risultati migliori li ottennero in “Peccato che sia una canaglia” (1954), e “La fortuna di essere donna” (1955), entrambi diretti da Blasetti. Parallelamente, Mastroianni proseguì in teatro la collaborazione con Visconti, che nel 1957 gli offrì anche il ruolo principale in uno dei suoi migliori film, “Le notti bianche”, tratto da Dostoevskij. Subito dopo tornò alla commedia all’italiana con “I soliti ignoti”, uno dei capolavori del genere.
Fotogenico come pochi, Mastroianni è attore dal talento non comune. Oltre a possedere innegabili doti interpretative, ha il merito di non legarsi ad alcun stereotipo ( a differenza di tanti altri attori della sua generazione). I primi segni della maturità rinvigorirono il fascino della sua immagine e “La dolce vita” (1960) lo consacrò come l’antieroe del nuovo decennio poichè il suo sguardo di sfinge incarnava il turbamento intellettuale di un’epoca di crisi.
In “Otto e mezzo”, Federico Fellini se ne servì per un celeberrimo autoritratto. Ma anche Bolognini (Il bell’Antonio, 1960), Antonioni (La notte, 1961) e Zurlini (Cronaca familiare, 1962), gli affidarono ruoli difficili e complessi. Mastroianni non rinnegava però la sua vis comica e toccava tutte le corde dell’umorismo, da quello più gentile e garbato (Fantasmi a Roma, 1961), a quello più corposo (Divorzio all’italiana, 1962). Il suo sodalizio con la Loren, ormai star consacrata dall’Oscar, si rinnovava più volte e con ottimi risultati, soprattutto in “Ieri, oggi e domani” (1963), “I girasoli” (1960) e “Una giornata particolare” (1977).
Anche negli anni ’70, egli fu l’interprete più amato dagli autori del cinema italiano. Marco Ferreri ed Ettore Scola lo vollero protagonista in molti dei loro film: da “Permette? Rocco Papaleo” (1971), a “La grande abbuffata” (La grande buffe, 1973), da “Ciao maschio” (1978), a “La terrazza” (1980). Le caratterizzazioni di Mastroianni erano sempre sapide e rispettose delle indicazioni degli autori. Pur senza mai prevaricare i suoi ruoli, Mastroianni si affermò come una delle maggiori personalità che il cinema italiano abbia prodotto nel dopoguerra. Anche quando è maschera di se stesso, come nella nostalgia felliniana di “La città delle donne” (1980) e di “Ginger e Fred” (1985), egli sa costruire con pazienza e modestia il suo personaggio, cominciando ogni volta da zero. Forse è per questo che anche i registi delle nuove generazioni continuano a servirsi di lui: Marco Bellocchio, ad esempio, gli ha affidato un difficile ruolo pirandelliano nell’Enrico IV (1984). Naturalezza, ironia e senso della misura sono le inossidabili armi di Marcello Mastroianni. Già conscio del destino cui il terribile male lentamente lo stava condannando, ha voluto chiudere la sua lunga e meritoria carriera a contatto diretto con il suo pubblico recitando in teatro, dove aveva raccolto i suoi primi successi. Sul set del suo ultimo spettacolo teatrale, Le Ultime Lune, scritto da Furio Bordon con la regia di Giulio Bosetti, Mastroianni recita una battuta profetica: “…I miei compagni dicono che preferirebbero morire in estate, con il sole che entra dalla finestra spalancata e li scalda per l’ultima volta. Io no…Io vorrei morire a Natale…con il grande albero illuminato in mezzo alla piazza…mentre la neve cade lenta su tutta Paperopoli…e io guardo volteggiare nell’aria in compagnia di Qui e Quo, i miei due fratellini…e mi sento a casa, al caldo e al sicuro…con le zampe infilate nei miei scarponcini gialli e il copriorecchie a batuffolo che mi stringe delicatamente le tempie come la carezza di un figlio bambino…” Marcello Mastroianni è morto all’alba del 19 dicembre 1996, a Parigi.
Ferrero Anna Maria
Anna Maria Ferrero, nome d’arte di Anna Maria Guerra, nasce nel 1934 a Roma, sin da piccola manifesta un grande interesse per il cinema.
Anna Maria Ferrero, nome d’arte di Anna Maria Guerra, nasce nel 1934 a Roma, sin da piccola manifesta un grande interesse per il cinema.
Risale al 1952 il suo primo film da protagonista, si tratta di “Le due verità” di Antonio Leonviola, in cui interpreta un doppio ruolo, prima da orfanella e poi da vera approfittatrice.
Sempre nel 1952 viene diretta da Eduardo De Filippo in una commedia “Ragazze da marito”. Il 1954 si rivelerà un grande anno per Anna Maria, durante il quale instaurerà uno stretto rapporto di amicizia e lavorativo con Carlo Lizzani, attraverso il film “Cronache di poveri amanti”.
Nel 1953 entra a far parte della compagnia teatrale di Vittorio Gassman, che sarà suo compagno per quasi sette anni.
Nel 1959 interpreta “La notte brava” di Mauro Bolognini, con la sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini e “L’Impiegato” diretta da Giacomo Puccini, mentre nel 1960 interpreta da protagonista “Il Mattatore” di Dino Risi.
Continua il suo sodalizio con Carlo Lizzani che la chiama per una parte da protagonista ne “Il Gobbo”, che sarà trasmesso dalla RAI per la prima volta solo nel 1975, con la raccomandazione ad un pubblico adulto per la crudezza del soggetto e la sequenza in cui Anna Maria è vista di schiena.
Dopo il matrimonio con il collega Jean Sorel, con cui gira nel 1963 “Un marito in condominio”, Anna Maria decide di abbandonare il lavoro da attrice, prendendo parte a Controsesso (1964) di Franco Rossi, Marco Ferreri e Renato Castellani, in un episodio diretto da Franco Rossi: Cocaina di Domenica.
Schubert Emilio
È fra i magnifici nove invitati da Bista Giorgini a sfilare il 12 febbraio
1951 a Firenze, per affermare la nascita e la legittimità di una moda
italiana. Deve la sua notorietà a un innato senso dello spettacolo,
della comunicazione e a una conoscenza sartoriale ereditata dalla scuola
napoletana. Agli inizi degli anni ’30, si trasferisce a Roma ed è presso l’atelier Montorsi, dove cura il settore biancheria con raffinate combinazioni di seta emerletto.
Nel 1938 apre un negozio di modisteria con la giovane moglie,
in via Frattina. Sono così tante le richieste delle sue clienti che
decide, nel ’40, di darsi un atelier d’alta moda in via Lazio. Il suo stile era
singolare, amava il lusso nel tessuto e nei ricami, aveva un’abilità
innata nel mescolare tecniche e materiali. La sua donna era classica:
vita sottile, busto importante e con spalle rotonde, ma anche molto
romantica. Nel suo stile fastoso si fondono elementi ottocenteschi e
hollywoodiani. Amato da regine e da star del cinema, tra le sue clienti
ci fu anche Soraya, in fuga dalla Persia con lo Scià, alla quale — in
una sola notte — prepare un guardaroba degno di un’imperatrice,
appunto. Cliente fisso era re Faruk d’Egitto, che vestì da Schuberth le
sue mogli e le sue amanti. Maria Pia di Savoia gli commissionò una parte
del corredo per le sue nozze. Vestì Brigitte Bardot e Martine Carol.
Amato dalle soubrette, era l’artefice degli abiti per il “gran finale”
delle riviste musicali. Suoi gran parte degli abiti di Wanda Osiris, di
Elena Giusti, di Silvana Pampanini, di Valentina Cortese, Lucia Bosé,
Silvana Mangano e di Lorella De Luca per il film Poveri ma belli. Furono
sue clienti fedeli anche Gina Lollobrigida e Sofia Loren. Nel ’49 sfila
a Palazzo Grassi nell’ambito del Festival di Venezia. Il suo atelier
era frequentato da figurinisti e da costumisti, da Jon Guida a Costanzi,
da Pascali a Pellizzoni, da Balestra a De Barentzen, da Lancetti a
Guido Cozzolino detto Gog, da Ata De Angelis a Folco a Miguel Cruz. Nel
film Era lui sì, sì di Metz e Marchesi del ’51, impersona se stesso
mentre prova un abito all’esordiente Sofia Loren. Era solito presentarsi
agli eventi mondani accompagnato da dodici indossatrici super vestite e
truccate. Amava sfoggiare gioielli, non per esibizionismo ma per
calamitare l’attenzione dei media. Partecip& al popolare programma
televisivo Il Musichiere sia come costumista sia come protagonista,
cantando Donna, cosa si fa per te. Nel ’57 sigla, per il mercato
americano e tedesco, un accordo con Delia Biagiotti, madre della
stilista Laura, per l’esportazione della sua moda pronta. Firma il
profumo Schu-schu, la cui campagna pubblicitaria porta la firma di René
Gruau. L’archivio dei disegni è stato donato dalla figlia Gretel
all’università di Parma nel dipartimento diretto da Arturo Carlo
Quintavalle.
Celebre sarto delle dive del cinema anni ’60. Nato a Napoli nel 1904, Schuberth viaggiò molto in Germania e Inghilterra prima di trasferirsi come apprendista nella sartoria Montorsi a Roma. È fra i magnifici nove invitati da Bista Giorgini a sfilare il 12 febbraio 1951 a Firenze per affermare la nascita e la legittimità di una moda italiana.
Deve la sua notorietà a un innato senso dello spettacolo, della comunicazione e a una conoscenza sartoriale ereditata dalla scuola napoletana. Agli inizi degli anni ’30, si trasferisce a Roma ed è presso l’atelier Montorsi, dove cura il settore biancheria con raffinate combinazioni di seta emerletto.
Nel 1938 apre un negozio di modisteria con la giovane moglie,in via Frattina. Sono così tante le richieste delle sue clienti che decide, nel ’40, di darsi un atelier d’alta moda in via Lazio. Il suo stile era singolare, amava il lusso nel tessuto e nei ricami, aveva un’abilità innata nel mescolare tecniche e materiali. La sua donna era classica:vita sottile, busto importante e con spalle rotonde, ma anche molto romantica. Nel suo stile fastoso si fondono elementi ottocenteschi e hollywoodiani. Amato da regine e da star del cinema, tra le sue clienti ci fu anche Soraya, in fuga dalla Persia con lo Scià, alla quale — in una sola notte — prepara un guardaroba degno di un’imperatrice,appunto. Cliente fisso era re Faruk d’Egitto, che vestì da Schuberth lesue mogli e le sue amanti. Maria Pia di Savoia gli commissionò una partedel corredo per le sue nozze.
Vestì Brigitte Bardot e Martine Carol. Amato dalle soubrette, era l’artefice degli abiti per il “gran finale”delle riviste musicali. Suoi gran parte degli abiti di Wanda Osiris, diElena Giusti, di Silvana Pampanini, di Valentina Cortese, Lucia Bosé, Silvana Mangano e di Lorella De Luca per il film Poveri ma belli. Furono sue clienti fedeli anche Gina Lollobrigida e Sofia Loren. Nel ’49 sfila a Palazzo Grassi nell’ambito del Festival di Venezia. Il suo atelier era frequentato da figurinisti e da costumisti, da Jon Guida a Costanzi, da Pascali a Pellizzoni, da Balestra a De Barentzen, da Lancetti a Guido Cozzolino detto Gog, da Ata De Angelis a Folco a Miguel Cruz.
Nel film Era lui sì, sì di Metz e Marchesi del ’51, impersona se stesso mentre prova un abito all’esordiente Sofia Loren. Era solito presentarsi agli eventi mondani accompagnato da dodici indossatrici super vestite e truccate. Amava sfoggiare gioielli, non per esibizionismo ma percalamitare l’attenzione dei media. Partecipò al popolare programma televisivo Il Musichiere sia come costumista sia come protagonista, cantando Donna, cosa si fa per te. Nel ’57 sigla, per il mercato americano e tedesco, un accordo con Delia Biagiotti, madre della stilista Laura, per l’esportazione della sua moda pronta. Firma il profumo Schu-schu, la cui campagna pubblicitaria porta la firma di René Gruau.
L’archivio dei suoi disegni è stato donato dalla figlia Gretel all’università di Parma nel dipartimento diretto da Arturo Carlo Quintavalle.
Sordi Alberto
Quarto figlio di Pietro Sordi, professore di musica e suonatore di bombardino nell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, nasce nel rione popolare di Trastevere. Già nelle scuole elementari iniziò a improvvisare piccole recite con un teatrino di marionette per un pubblico di suoi coetanei, anticipando la gloriosa carriera che lo portò ad essere uno dei maggiori interpreti del cinema italiano del secolo scorso.
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