Vittorio De Sica

De Sica Vittorio

  • Novembre 13, 2024
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Nasce a Sora il 7 luglio 1901 da una famiglia della piccola borghesia, ma trascorre gli anni della fanciullezza a Napoli, dove si diletta di recitazione sin da giovanissimo.

Esordisce al cinema nel 1918 rivestendo un ruolo secondario ne “Il processo Clemenceau” di Bencivenga. Compare successivamente in altri film, mettendo a punto il proprio personaggio di giovinotto brillante e scanzonato: il grande successo di pubblico lo raggiunge però solo nel 1932, quale protagonista di “Gli uomini, che mascalzoni!” di Mario Camerini.
Tra le sue prime comparizioni vanno ricordate, sempre per la regia di Camerini, “Darò un milione” (1935), “Il signor Max” (1937) e “Grandi magazzini” (1939).

Debutta dietro la macchina da presa nel 1940 con “Rose scarlatte”, adattamento di un testo teatrale di successo. Dopo aver firmato alcune piacevoli commedie, muta registro con l’intenso “I bambini ci guardano'” (1943), che annuncia la leggendaria stagione del neorealismo e segna l’inizio della fortunata collaborazione con Cesare Zavattini: è da essa, infatti, che prenderanno le mosse “Sciuscià” (1946) e “Ladri di biciclette” (1948), entrambi premiati con l’Oscar ed entrati a far parte della storia del cinema mondiale.

“Miracolo a Milano” (1951) ed “Umberto D.” (1952) consacrano la maestria di De Sica e ne segnano l’apogeo di autore: in seguito, solo in rare occasioni – “L’oro di Napoli” (1954), “La ciociara” (1960), “Ieri, oggi, domani” (1963), “Il giardino dei Finzi Contini” (1970) – il cineasta ritroverà la propria vena migliore, più spesso licenziando opere inficiate da preoccupazioni commerciali od all’insegna di un intimismo a volte bozzettistico.

Del De Sica interprete, sono ancora da segnalare la minisaga iniziata con “Pane, amore e fantasia” (1953) di Comencini e la bella prova fornita ne “Il generale Della Rovere” (1959) di Rossellini.

A seguito di un’operazione ai polmoni, muore a Neuilly in Francia il 13 novembre 1974.


Alcide De Gasperi

Alcide De Gasperi

  • Agosto 18, 2024
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Alcide De Gasperi (1881-1954) è stato un importante politico e statista italiano, considerato uno dei padri fondatori della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea. Nato a Pieve Tesino, nel Trentino allora parte dell’Impero Austro-Ungarico, si formò in un ambiente multiculturale che influenzò la sua visione politica. Studiò lettere e filosofia all’Università di Vienna e iniziò la sua carriera politica come deputato del Parlamento austriaco per il Partito Popolare Trentino.

Dopo la Prima Guerra Mondiale e l’annessione del Trentino all’Italia, De Gasperi si unì al Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo, diventando deputato nel 1921. Durante il regime fascista, subì persecuzioni e fu imprigionato, ma continuò a lavorare in ambito cattolico. Nel 1943, fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana (DC), il partito che avrebbe guidato l’Italia nella ricostruzione post-bellica.

Divenne Presidente del Consiglio nel 1945 e rimase in carica fino al 1953, guidando otto governi consecutivi. Sotto la sua leadership, l’Italia fu uno dei membri fondatori della NATO e della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, preludio all’Unione Europea. De Gasperi fu anche un fermo sostenitore della collaborazione atlantica e delle riforme economiche che portarono alla ripresa del paese dopo la devastazione della guerra.

Morì nel 1954, lasciando un’eredità politica e morale che influenzò profondamente il corso della storia italiana ed europea. La sua visione di un’Europa unita e pacifica rimane un pilastro del progetto europeo.

Mike Bongiorno

Bongiorno Mike

  • Maggio 20, 2024
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Nato il 26 maggio 1924 a New York da genitori italo-americani, Michael Nicholas Salvatore Bongiorno è stato uno dei volti più iconici della televisione italiana. Giovanissimo, si trasferisce a Torino, dove completa gli studi e si trova a vivere gli orrori della Seconda guerra mondiale, unendosi alle formazioni partigiane in montagna.

Arrestato dai nazisti, trascorre mesi nei campi di concentramento tedeschi, un’esperienza che segnerà profondamente la sua vita. Dopo la guerra, si stabilisce definitivamente in Italia e nel 1953 fa il suo ingresso nel mondo della televisione con il programma “Arrivi e Partenze”, inaugurando così una carriera straordinaria.

Il suo grande successo arriva con “Lascia o Raddoppia?”, il primo grande quiz show della televisione italiana, seguito da una serie di programmi di grande successo tra cui “Rischiatutto” e “La Ruota della Fortuna”. Bongiorno è stato anche una presenza costante al Festival di Sanremo, conducendone undici edizioni.

Oltre alla televisione, ha recitato in diversi film interpretando se stesso e ha avuto un ruolo significativo nella promozione della TV privata in Italia insieme a Silvio Berlusconi.

La sua carriera è stata coronata da numerosi riconoscimenti, tra cui l’onorificenza di “Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica”. Il suo improvviso decesso nel 2009 ha lasciato un vuoto nel mondo dello spettacolo italiano.

Oltre alla sua indimenticabile carriera televisiva, Bongiorno è stato protagonista di un avvenimento drammatico dopo la sua morte, quando la sua salma è stata trafugata dal cimitero di Dagnente. Dopo mesi di indagini, è stata ritrovata e successivamente cremata, con le ceneri disperse nelle valli del Cervino.

Il suo ricordo è stato onorato anche con l’inaugurazione di Via Mike Bongiorno a Milano nel 2015, un tributo alla sua indimenticabile eredità nella televisione italiana.

Walter Chiari

Walter Chiari

  • Aprile 09, 2024
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Walter Chiari, figlio di genitori pugliesi, trascorse la sua infanzia a Milano, dove il padre, un brigadiere, fu trasferito quando Walter aveva otto anni. Fin da giovane, alternò momenti di spensieratezza e allegria a una brillante irrequietudine. A soli tredici anni si iscrisse a un boxing club milanese, diventando campione regionale della Lombardia nei pesi piuma nel 1939, prima ancora di compiere sedici anni.

Dopo aver servito nell’esercito durante il dopoguerra e sperimentato brevemente la carriera pugilistica, Chiari iniziò a realizzare il suo sogno di diventare attore. Nel 1946 fece una breve apparizione in uno spettacolo intitolato “Se ti bacia Lola”. L’anno successivo, debuttò come attore cinematografico nel film “Vanità” di Giorgio Pastina, vincendo un Nastro d’argento speciale come miglior attore esordiente. Nel 1950, brillò nell’interpretazione della rivista “Gildo”.

Negli anni successivi, Chiari alternò successi cinematografici a trionfi sul palcoscenico, diventando noto per il suo stile rivoluzionario e la sua capacità innata di intrattenere il pubblico. Nel 1955, fu protagonista della rivista “Oh quante belle figlie Madame Dorè”, seguita l’anno successivo dalla commedia musicale “Buonanotte Bettina”. Nel 1958, debuttò in televisione nel varietà “La via del successo”.

La carriera di Chiari continuò con successo negli anni ’60 e ’70, con ruoli memorabili in film come “Il giovedì” (1964) diretto da Dino Risi e “Falstaff” (1966) diretto da Orson Welles. Nel 1968, divenne conduttore della trasmissione musicale “Canzonissima”. Durante questo periodo, divenne noto anche per la sua vita sentimentale, sposando l’attrice e cantante Alida Chelli.

Tuttavia, la carriera di Chiari subì un duro colpo nel 1970, quando fu accusato di consumo e spaccio di cocaina. Nonostante fosse prosciolto dalle accuse più gravi, la sua reputazione ne fu comunque compromessa. Negli anni successivi, continuò a lavorare nel teatro, nel cinema e in televisione, ma con ruoli sempre meno rilevanti.

Negli anni ’80, Chiari cercò di rilanciare la sua carriera con ruoli teatrali di maggior prestigio e partecipazioni cinematografiche di rilievo. Nel 1986, interpretò l’avvocato Lattes nell’adattamento teatrale de “Gli Amici” di Arnold Wesker. Tuttavia, non ottenne il riconoscimento sperato e dovette accontentarsi di ruoli di serie B.

Nel 1990, Chiari recitò nel suo ultimo film, “Tracce di vita amorosa” diretto da Peter Del Monte. Purtroppo, il 21 dicembre 1991, Chiari morì per un infarto nel suo appartamento a Milano. Nonostante le sue grandi performance e il suo contributo al cinema e al teatro italiano, non ricevette mai un premio ufficiale per il suo lavoro.

Walter Chiari rimane un’icona della commedia italiana, ricordato per la sua spontaneità, la sua ironia e la sua vitalità. Sebbene la sua carriera sia stata segnata da alti e bassi, il suo contributo all’arte dello spettacolo rimane indelebile nella memoria collettiva italiana.

Ezio Tarantelli al Cnel

Ezio Tarantelli

  • Marzo 25, 2024
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Ezio Tarantelli, nato a Roma il 11 agosto 1941, è stato un luminare dell’economia italiana, la cui vita e carriera sono state tragicamente interrotte da un atto di violenza politica. Laureatosi presso l’Università di Roma “La Sapienza” nel 1965, Tarantelli ha poi approfondito i suoi studi presso l’Università di Cambridge nel Regno Unito e presso il MIT negli Stati Uniti, dove ha avuto l’opportunità di studiare sotto la guida di illustri economisti come Robert Solow e Franco Modigliani.

Dopo un’iniziale esperienza alla Banca d’Italia, Tarantelli ha intrapreso una brillante carriera accademica, insegnando in diverse università italiane e internazionali. Il suo contributo alla teoria economica e alla politica del lavoro è stato di fondamentale importanza, e la sua figura è ancora oggi ricordata con grande rispetto e ammirazione nel mondo accademico.

Tuttavia, il suo impegno civile e le sue idee progressiste lo hanno reso un bersaglio per le Brigate Rosse, che lo hanno assassinato brutalmente il 27 marzo 1985, dopo una lezione alla facoltà di Economia dell’Università “La Sapienza” di Roma. L’attentato è stato rivendicato dalle Brigate Rosse come parte della loro lotta per la costruzione del Partito Comunista Combattente con un documento di settanta pagine lasciato sulla sua auto, nel quale Tarantelli venne attaccato per il suo ruolo di consulente CISL nell’accordo tra governo e sindacati sul taglio degli scatti di scala mobile — il sistema di indicizzazione della crescita dei salari attuato in Italia nei primi anni ottanta.

Nonostante la sua prematura scomparsa, l’eredità di Tarantelli vive ancora oggi. Numerose istituzioni e luoghi sono stati intitolati in suo onore, tra cui l’aula magna della Facoltà di Economia dell’Università “La Sapienza” e una biblioteca presso l’Università della Calabria. La sua figura è anche commemorata da un monumento nel cortile della Facoltà di Economia a Roma e da un piazzale nel XI municipio della città.

Il figlio di Tarantelli, Luca, ha dedicato gran parte della sua vita a preservare e diffondere la memoria di suo padre, producendo un documentario e un volume che celebrano la vita e le idee di Tarantelli. Attraverso il suo impegno costante, Luca ha contribuito a mantenere viva l’eredità di suo padre e a onorare il suo coraggio e la sua determinazione nel perseguire la verità e la giustizia.

In un periodo di crescente instabilità politica e sociale, la figura di Ezio Tarantelli continua a ispirare coloro che lottano per un mondo migliore e più giusto. La sua sollecitazione civile e morale, unita alla sua ferma tenacia nel perseguire le proprie idee, lo rendono un esempio senza tempo di coraggio e dedizione al bene comune.

Marlon brando

Marlon Brando

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Marlon Brando, nato il 3 aprile 1924 a Omaha e deceduto il 1º luglio 2004 a Los Angeles, è stato uno degli attori più celebri e influenti di Hollywood, nonché un attivista impegnato. Formatosi all’Actor’s Studio, Brando fu uno dei pionieri dell’interpretazione secondo il “Metodo Stanislavskij” negli Stati Uniti, rivoluzionando lo stile recitativo dell’epoca con un approccio psicologico intenso e profondo.

La sua presenza scenica, imponente e magnetica, unita al suo volto contraddittorio e angelico, lo ha reso un’icona del cinema americano. Brando raggiunse la fama internazionale nel 1951 con la sua interpretazione di Stanley Kowalski in “Un tram che si chiama Desiderio”, seguito da una serie di ruoli memorabili nei film degli anni ’50 come “Il selvaggio”, “Fronte del porto” e “Bulli e pupe”.

Nel corso della sua carriera, Brando ottenne otto nomination agli Oscar, vincendolo due volte per i suoi ruoli in “Fronte del porto” e “Il padrino”. La sua scelta di rifiutare la statuetta in segno di protesta contro le ingiustizie subite dai nativi americani lo rese un’icona di ribellione e integrità.

Brando fu un’ispirazione per molti attori successivi, tra cui James Dean, Al Pacino, e Robert De Niro. Oltre alla sua carriera cinematografica, Brando si distinse anche come attivista, sostenendo diverse cause sociali, inclusa quella del movimento afroamericano.

Nel 1963 partecipò attivamente alla marcia su Washington e divenne un’icona di giustizia sociale. La sua influenza culturale è stata enorme e la sua eredità artistica rimane viva ancora oggi. Marlon Brando è stato uno dei pochi attori ad essere stato nominato come uno dei 100 personaggi più influenti del secolo dalla rivista Time nel 1999, e l’American Film Institute lo ha classificato al quarto posto tra le più grandi star della storia del cinema.

Nel 1957, durante un viaggio a Roma, Marlon Brando ebbe un incontro memorabile con il fotografo Carlo Riccardi presso il noto negozio di camicie di Battistoni. Questo incontro, immortalato in una serie di fotografie iconiche riportate di seguito, mostra l’umanità del grande attore e la capacità di Riccardi di riuscire a raccontare il mondo da ogni punto di vista.

Le immagini sono state realizzate da Carlo Riccardi nel 1957. Battistoni, il proprietario dell’atelier nel centro di Roma, avvisò telefonicamente Riccardi della presenza di Brando nel suo negozio, dove il fotografo corse immediatamente per immortalare il grande divo.

Riccardi ha sempre raccontato che l’immagine n.01 fu scattata di nascosto quando Brando, uscendo dal camerino, stava ancora sistemando la camicia nei pantaloni. Momentaneamente l’attore non la prese bene, cercando addirittura di “aggredire” Riccardi, ma dopo, come mostrano le altre foto, tutto si risolse in abbracci.. e “bracci di ferro”.

Luigi Einaudi

Luigi Einaudi

  • Marzo 24, 2024
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Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica italiana, rimane figura di spicco nella politica, nell’economia e nella cultura italiana del XX secolo. Nato il 24 marzo 1874 a Carrù, in provincia di Cuneo, in una famiglia di origini piemontesi, Einaudi ha lasciato un’impronta significativa nella storia italiana come economista, giornalista, accademico e, soprattutto, come presidente della Repubblica Italiana dal 1948 al 1955.

La sua formazione accademica è stata eccezionale. Dopo essersi laureato in legge all’Università di Torino, ha proseguito gli studi in economia politica presso l’Università di Pavia e l’Università di Bologna, dove ha ottenuto una laurea honoris causa. La sua carriera accademica lo ha visto in vari ruoli, tra cui professore ordinario di economia politica e statistica a Torino e direttore della Scuola Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Venezia.

Tuttavia, è stato il suo impegno nella politica che lo ha reso una figura di rilievo. Membro del Partito Liberale Italiano, Einaudi ha servito come deputato dal 1919 al 1921 e come senatore dal 1948 al 1955. Durante il suo mandato parlamentare, ha ricoperto ruoli importanti, incluso quello di Ministro delle Finanze nel governo di Ivanoe Bonomi nel 1944.

Ma è stato il suo ruolo come Presidente della Repubblica Italiana che lo ha portato alla ribalta nazionale e internazionale. Einaudi è stato il secondo presidente della Repubblica italiana nel 1948, succedendo a Enrico De Nicola. Il suo mandato è stato caratterizzato da un periodo di profondo cambiamento politico ed economico per l’Italia, in un’epoca segnata dalla ricostruzione post-bellica, dall’ascesa del bipolarismo politico e dalla Guerra Fredda.

Come presidente, Einaudi ha incarnato l’idea di una repubblica parlamentare e democratica, lavorando per rafforzare le istituzioni democratiche e per garantire la stabilità politica e economica del paese. Durante il suo mandato, ha svolto un ruolo importante nel consolidamento della democrazia italiana e nel promuovere l’integrazione europea, sostenendo la nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), precursore dell’Unione Europea.

La sua presidenza è stata caratterizzata da un forte impegno per la giustizia sociale e l’equità economica, con particolare attenzione alla lotta contro la povertà e alla promozione dello sviluppo economico. Ha anche svolto un ruolo cruciale nel mantenere l’Italia neutrale durante la Guerra di Corea, rafforzando così la sua reputazione internazionale come mediatore e diplomatico.

Dopo il termine del suo mandato presidenziale nel 1955, Einaudi ha continuato a essere attivo nel campo dell’economia e della cultura italiana. Ha fondato e diretto la rivista “Il Mulino”, una delle più autorevoli pubblicazioni accademiche italiane nel campo delle scienze sociali ed economiche. Ha anche continuato a scrivere e a pubblicare opere di economia politica e storia economica, consolidando ulteriormente il suo status di intellettuale di rilievo.

Luigi Einaudi è deceduto il 30 ottobre 1961 a Roma, lasciando un’eredità duratura come economista, politico, intellettuale e statista. La sua leadership durante un periodo cruciale della storia italiana ha contribuito a plasmare il destino del paese e ha ispirato generazioni successive di leader e pensatori. La sua vita e il suo lavoro rimangono un esempio di impegno per la democrazia, la giustizia sociale e l’integrazione europea.

Anna Magnani

Anna Magnani

  • Marzo 07, 2024
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Antidiva per eccellenza, Anna Magnani (Roma, 7 marzo 1908 – Roma, 26 settembre 1973) è stata una figura chiave del neorealismo italiano, interpretando con stile inimitabile il personaggio della popolana focosa e sboccata, ma allo stesso tempo sensibile e generosa, incarnazione dei valori genuini di un’Italia minore.

I personaggi caratterizzati dal suo temperamento focoso e passionale, ma capaci anche di toccanti e imprevedibili dolcezze, le si addicevano in modo perfetto. Anna Magnani è ricordata per quella sua inarrivabile e passionale carica umana, che talvolta sfociava in sanguigne manifestazioni di rabbia o di affetto, e che la distinguevano, oltre come inarrivabile interprete, come donna forte e sensibile, anche se profondamente tormentata.

Diviene ben presto uno dei nomi più richiesti del teatro leggero italiano. Lavora con Vittorio De Sica e con Totò, con il quale recita in numerose riviste, come “Quando meno te l’aspetti” (1940) e “Volumineide” (1942), entrambi di Michele Galdieri. In cinema si rivela nel film “Teresa Venerdì” (1941), di Vittorio De Sica, dove interpreta una bizzarra canzonettista. In seguito interpreterà alcune commedie leggere (“Campo de’ Fiori”, 1943; “L’ultima carrozzella”, 1944; “Quartetto pazzo”, 1945), fino a quando arriva la sua completa rivelazione nel film neorealista “Roma città aperta” (1945) di Roberto Rossellini, con il quale avrà una burrascosa ma intensa relazione amorosa.

Il 1955 è l’anno in cui Anna Magnani vince addirittura il premio Oscar per la sua interpretazione nel film di Daniel Mann, “La rosa tatuata” (The Rose Tatoo, 1955), con Burt Lancaster, tratto dal romanzo di Tennessee Williams. In seguito sarà interprete di pellicole di media-alta qualità, come “Suor Letizia” (1956), “Nella città dell’inferno” (1958) e “Risate di gioia” (1960), il primo e unico film che la vede accanto al suo vecchio compagno di palcoscenico Totò.

Nel 1962 la Magnani prende parte al film “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini, e gli anni avvenire non le offrono quindi molto a livello cinematografico, così Anna Magnani si rituffa nel teatro, interpretando “La lupa” di Verga, diretta da Franco Zeffirelli, e “Medea” di Anhouil, diretta da Giancarlo Menotti, che la vedono trionfare su tutti i più grandi palcoscenici d’Europa.

L’attrice romana aveva avuto un figlio dall’attore Massimo Serato. Il ragazzo era stato colpito dalla poliomielite, e la madre aveva dedicato il resto della sua vita ad occuparsi di lui. La grande Anna Magnani muore di cancro a Roma il 26 settembre 1973, all’età di sessantacinque anni, assistita fino all’ultimo dall’adorato figlio Luca.

Roberto Benigni

Roberto Benigni

  • Febbraio 27, 2024
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Roberto Remigio Benigni, nato a Castiglion Fiorentino il 27 ottobre 1952, è una figura poliedrica nel panorama dell’arte e dello spettacolo italiano. Attore, comico, regista, sceneggiatore e cantautore, Benigni ha segnato la sua carriera con un talento eclettico e una comicità irriverente.

Inizialmente noto come monologhista teatrale, Benigni ha conquistato il pubblico con la sua comicità ironica e dissacrante. Nel corso degli anni, è diventato uno dei personaggi pubblici più riconosciuti e amati in Italia e nel mondo. La sua presenza cinematografica e televisiva è caratterizzata da un carattere gioioso e irruente, spesso sovvertendo il clima dei programmi di cui è ospite.

Tra i suoi numerosi successi, spicca l’Oscar al miglior attore ottenuto nel 1999 per il film “La vita è bella”, di cui è anche regista. Il film ha ricevuto anche l’Oscar al miglior film straniero, consolidando la reputazione internazionale di Benigni. È l’unico attore italiano a ricevere il Premio Oscar per la miglior interpretazione in un film in lingua straniera.

Nel 2021, alla Mostra del cinema di Venezia, Benigni è stato onorato con il Leone d’oro alla carriera, ulteriore conferma del suo impatto duraturo nell’industria cinematografica. Il suo impegno nella recitazione e divulgazione della Divina Commedia di Dante Alighieri, oltre alla sua interpretazione memorabile del Canto degli Italiani e dei principi costituzionali, gli ha guadagnato consensi sia dal pubblico che dalla critica.

Roberto Benigni, un artista eclettico che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’intrattenimento, continua a essere una figura di riferimento, sia per il suo contributo artistico che per il suo impegno culturale.

Lina Merlin, Legge Merlin

Lina Merlin

  • Febbraio 20, 2024
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Lina Merlin (Angelina Merlin) è stata una figura fondamentale nella storia italiana, nata a Pozzonovo nel 1887 e scomparsa a Padova nel 1979. La sua vita straordinaria si è intrecciata con momenti cruciali della politica e della società del XX secolo, ma ciò che la rende “famosa” è la battaglia per l’abolizione della prostituzione, ottenuta nel 1958 con la legge che porta il suo nome: la “Legge Merlin”.

Origini e Formazione: Originaria di Chioggia, Merlin crebbe con il desiderio di conoscenza. Laureatasi in lingua e letteratura francese a Grenoble, presto sviluppò una consapevolezza critica verso le ingiustizie sociali, in particolare quelle subite dalle donne.

Attivismo Socialista: Nel 1919, avvicinata dal fascismo, scelse il socialismo come suo faro ideologico. Collaborando con il deputato Giacomo Matteotti, denunciò le violenze fasciste, subendo per questo cinque arresti e il licenziamento dall’insegnamento nel 1926.

Antifascismo e Resistenza: Durante il regime di Mussolini, Lina Merlin, coinvolta in un complotto antifascista, subì confino in Sardegna. Tornata a Milano nel 1930, partecipò attivamente alla Resistenza, rischiando la vita in azioni partigiane.

Carriera Politica: Eletta all’Assemblea Costituente nel 1946, Merlin fu un faro per i diritti delle donne. Contribuì all’articolo 3 della Costituzione italiana, garantendo l’uguaglianza di genere. Al Senato dal 1948, lottò per lo sviluppo del Polesine e per l’abolizione della prostituzione, ottenuta nel 1958 con la “Legge Merlin”.

Ultimi Anni e Eredità: Dopo il 1961, delusa dal partito, Merlin si ritirò dalla politica. Antidivorzista convinta, morì nel 1979 a Padova, lasciando un’impronta indelebile nella lotta per i diritti delle donne e della società italiana.

Lina Merlin 512
Lina Merlin 512

Lina Merlin, allanagrafe Angelina Merlin, stata una politica, partigiana e insegnante italiana, componente dellAssemblea Costituente e prima donna a essere eletta al Senato.