Manfredi Nino
Nato a Castro dei Volsci (Frosinone) nel 1921, Saturnino Manfredi, detto Nino, si laurea a Roma in giurisprudenza, per poi iscriversi all’Accademia d’arte drammatica.
Subito dopo il debutto in teatro nel 1947, entra a far parte della compagnia Maltagliati-Gassman e del gruppo di Orazio Costa. L’attività di doppiatore, iniziata nel ’51 durerà quasi un decennio e lo porterà a riscuotere un grande successo alla radio. Importante il suo passaggio alla commedia musicale accanto a Delia Scala e Paolo Panelli, con i quali condusse la storica edizione ’59-’60 di Canzonissima.
Dal 1960, a partire dal ruolo da protagonista sostenuto nel film L’impiegato diretto da Gianni Puccini, diventa una delle colonne portanti della commedia all’italiana.
Seguito da numerose interpretazioni nei film di costume anni ’60 e ’70: da ‘Anni ruggenti’ (1962) di Zampa a ‘Il padre di famiglia’ di Nanni Loy (1966), da ‘Vedo nudo’ di Dino Risi (1969) a ‘Lo chiameremo Andrea’ di De Sica (1972), da ‘Il giocattolo’ di Montaldo (1979) all’ambizioso ‘Nudo di donna’ (1981), avviato in co-regia con Lattuada e terminato in proprio. Da ricordare “Il Carabiniere a Cavallo” (1961) e “Thrilling” (1965), dei quali l’archivio Riccardi offre scatti inediti realizzati sui set.
Una delle migliori prove come regista rimane quella d’esordio, nel ’62, con ‘L’avventura di un soldato’, episodio di ‘L’amore difficile’, in cui descrisse senza una parola il fugace incontro tra un militare e una ragazza (Franca Marzi) nello scompartimento di un treno.
Non abbandona mai il teatro, portando sulle scene ‘Rugantino’ (1963) di Garinei e Giovannini, né la televisione, dando il volto ad un indimenticabile Geppetto nel ‘Pinocchio’ di Luigi Comencini del ’72.
Le apparizioni di Manfredi sul grande schermo nei suoi ultimi anni sono poche, lui stesso in un’intervista del 90′ aveva dichiarato di essere stufo del cinema; ricordiamo tra le sue ultime prove ‘Colpo di luna’ di Alberto Simone, unico film italiano in concorso a Berlino nel ’95, e poi ‘Grazie di tutto’, diretto nel ’97 dal figlio Luca, dedicato al problema della convivenza tra giovani e anziani.
Il 7 luglio 2003, subito dopo la fine delle riprese, viene colpito, nella sua casa romana, da un infarto cerebrale. Le sue condizioni appaiono subito disperate e viene trasportato d’urgenza all’ospedale Santo Spirito. A settembre, un netto miglioramento gli permette il ritorno a casa, ma a dicembre viene colpito da una nuova emorragia cerebrale. Ricoverato questa volta presso l’ospedale Nuova Regina Margherita, non si riprenderà mai più completamente, trascorrendo sei mesi in una continua alternanza di miglioramenti e peggioramenti.
Muore a ottantatré anni il 4 giugno 2004, un anno e tre mesi dopo Alberto Sordi, ed esattamente dieci anni dopo Massimo Troisi.
Dopo il funerale, celebrato alla Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo a Roma, alla presenza di circa 2000 persone tra volti noti della politica e dello spettacolo e gente comune, l’attore viene sepolto al Cimitero del Verano di Roma.