Bartali Gino
Gino Bartali è stato un ciclista su strada e dirigente sportivo italiano. Professionista dal 1934 al 1954, soprannominato Ginettaccio, vinse tre Giri d’Italia e due Tour de France.
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Gino Bartali è stato un ciclista su strada e dirigente sportivo italiano. Professionista dal 1934 al 1954, soprannominato Ginettaccio, vinse tre Giri d’Italia e due Tour de France.
Leggi TuttoIl quattordicesimo festival della canzone italiana, presentato da Mike Bongiorno e vinto da Gigliola Cinquetti, si tenne a Sanremo dal 30 gennaio al 1º febbraio 1964.
La novità dell’edizione fu l’apertura alle esibizioni di cantanti stranieri ed i risultati non si fecero attendere, dato che tutte le dodici canzoni finaliste entrarono prepotentemente nella hit parade e pure E se domani, esclusa dalla finale, divenne un successo di vendite grazie all’interpretazione di Mina.
Due canzoni ebbero successo anche fuori dall’Italia: Non ho l’età (Per amarti) dell’esordiente Gigliola Cinquetti, destinata a vincere anche l’Eurovision Song Contest ed a sfiorare i 10 milioni di copie di dischi nel mondo, ed Una lacrima sul viso di Bobby Solo, che vendette solo in Italia un milione e mezzo di copie in due mesi. Riguardo all’esibizione di Bobby Solo, fece scalpore la sua performance in playback in occasione della finale, a causa di un fastidioso mal di gola che gli impedì di cantarla regolarmente.
La canzone venne esclusa dalle votazioni, però diversamente dal caso precedente di Claudio Villa, il discografico Enzo Micocci riuscì ad evitare il palcoscenico vuoto ed ottenne la possibilità che il cantante mimasse con la bocca la canzone.
Le canzoni tornarono ad essere 24, di cui solo 12 finaliste e anche l’esecutore cambiò ad ogni canzone, scelto dall’autore e dalla casa discografica. Venne deciso, inoltre di proclamare una sola canzone vincitrice, lasciando tutte le altre a pari merito.
La giuria in sala venne abolita sostituendola con 20 giurie sparse in giro per l’Italia, costituite ognuna da 15 persone di età al 50% superiore e inferiore a 25 anni.
Nata a New York il 2 dicembre 1923 da genitori greci, Maria Callas studiò canto ad Atene dove iniziò una strepitosa carriera internazionale come soprano.
Dotata di un timbro e di un’estensione vocale particolarmente unici, la Callas contribuì alla riscoperta del repertorio italiano della prima metà dell’Ottocento (la cosiddetta «belcanto renaissance»), in particolare di compositori come Vincenzo Bellini (Norma , Puritani, Sonnambula); Gaetano Donizetti (Lucia di Lammermoor); Giuseppe Verdi (Traviata, Trovatore, Aida); Amilcare Ponichielli (La Gioconda); Giacomo Puccini (Tosca, Turandot). Si dedicò inoltre con enorme successo alla riscoperta di titoli usciti di repertorio a causa della mancanza di interpreti sopranili adeguate, quali Armida e Il Turco in Italia di Gioachino Rossini, Il pirata di Bellini, Anna Bolena di Donizetti, Alceste e Ifigenia in Tauride di Christoph Willibald Gluck e La Vestale di Gaspare Spontini, accettando i tagli e gli adattamenti di tradizione imposti dai direttori dell’epoca.
I ruoli indissolubilmente legati al suo nome restano comunque Norma di Vincenzo Bellini e Medea di Luigi Cherubini.
Nel dicembre del 1951 aprì la stagione lirica alla Scala di Milano con I vespri siciliani di Verdi ed iniziò così il periodo d’oro della sua carriera. Negli anni successivi Maria Callas cambiò molto fisicamente, perse circa 30 chili e si iniziò a parlare di “trasformazione della Callas”. Rilevantissime furono le conseguenze sull’arte scenica, che la Callas portò ad altezze inimmaginabili: libera e fluida nei movimenti -in condizioni di salute sufficientemente buone- riconcepì le sue creazioni come in senso coreografico, imponendo un modello di recitazione fortemente espressionistico: in lei canto e recitazione erano qualcosa di assolutamente integrato.
Sul finire degli anni 50 però il successo, la fama di personaggio pubblico mondiale, l’incontro con Aristotele Onassis ed una serie di interpretazioni non del tutto entusiasmanti portarono Maria Callas al declino. Una fase questa, che fu segnata da uno scandalo senza precedenti: il 2 gennaio 1958 al Teatro dell’Opera di Roma, ad una serata di gala alla presenza di alte autorità tra cui il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, durante il primo atto di Norma, diretta da Gabriele Santini, la Callas accusò afonia su certe note centrali. Presa dal panico, irritata da voci che avrebbe sentito provenire dal loggione e forse mal consigliata, fu irremovibile nel non proseguire l’interpretazione.
La fine degli anni d’oro di Maria Callas fu da quel momento inevitabile. Interrotti i rapporti anche con la Scala di Milano e con il Metropolitan di New York la Callas cantò ancora saltuariamente tra il 1966 ed il 1974, anno della sua ultima tournée mondiale con Giuseppe Di Stefano. Morì il 16 settembre 1977 a Parigi.
La Tangenziale Est di Roma, inaugurata nel 1975 e completata nel 1990, è composta da una serie di sopraelevate che attraversano interi quartieri popolari come San Lorenzo e il Pigneto, a pochissima distanza dalle abitazioni.
Leggi TuttoÈ fra i magnifici nove invitati da Bista Giorgini a sfilare il 12 febbraio
1951 a Firenze, per affermare la nascita e la legittimità di una moda
italiana. Deve la sua notorietà a un innato senso dello spettacolo,
della comunicazione e a una conoscenza sartoriale ereditata dalla scuola
napoletana. Agli inizi degli anni ’30, si trasferisce a Roma ed è presso l’atelier Montorsi, dove cura il settore biancheria con raffinate combinazioni di seta emerletto.
Nel 1938 apre un negozio di modisteria con la giovane moglie,
in via Frattina. Sono così tante le richieste delle sue clienti che
decide, nel ’40, di darsi un atelier d’alta moda in via Lazio. Il suo stile era
singolare, amava il lusso nel tessuto e nei ricami, aveva un’abilità
innata nel mescolare tecniche e materiali. La sua donna era classica:
vita sottile, busto importante e con spalle rotonde, ma anche molto
romantica. Nel suo stile fastoso si fondono elementi ottocenteschi e
hollywoodiani. Amato da regine e da star del cinema, tra le sue clienti
ci fu anche Soraya, in fuga dalla Persia con lo Scià, alla quale — in
una sola notte — prepare un guardaroba degno di un’imperatrice,
appunto. Cliente fisso era re Faruk d’Egitto, che vestì da Schuberth le
sue mogli e le sue amanti. Maria Pia di Savoia gli commissionò una parte
del corredo per le sue nozze. Vestì Brigitte Bardot e Martine Carol.
Amato dalle soubrette, era l’artefice degli abiti per il “gran finale”
delle riviste musicali. Suoi gran parte degli abiti di Wanda Osiris, di
Elena Giusti, di Silvana Pampanini, di Valentina Cortese, Lucia Bosé,
Silvana Mangano e di Lorella De Luca per il film Poveri ma belli. Furono
sue clienti fedeli anche Gina Lollobrigida e Sofia Loren. Nel ’49 sfila
a Palazzo Grassi nell’ambito del Festival di Venezia. Il suo atelier
era frequentato da figurinisti e da costumisti, da Jon Guida a Costanzi,
da Pascali a Pellizzoni, da Balestra a De Barentzen, da Lancetti a
Guido Cozzolino detto Gog, da Ata De Angelis a Folco a Miguel Cruz. Nel
film Era lui sì, sì di Metz e Marchesi del ’51, impersona se stesso
mentre prova un abito all’esordiente Sofia Loren. Era solito presentarsi
agli eventi mondani accompagnato da dodici indossatrici super vestite e
truccate. Amava sfoggiare gioielli, non per esibizionismo ma per
calamitare l’attenzione dei media. Partecip& al popolare programma
televisivo Il Musichiere sia come costumista sia come protagonista,
cantando Donna, cosa si fa per te. Nel ’57 sigla, per il mercato
americano e tedesco, un accordo con Delia Biagiotti, madre della
stilista Laura, per l’esportazione della sua moda pronta. Firma il
profumo Schu-schu, la cui campagna pubblicitaria porta la firma di René
Gruau. L’archivio dei disegni è stato donato dalla figlia Gretel
all’università di Parma nel dipartimento diretto da Arturo Carlo
Quintavalle.
Celebre sarto delle dive del cinema anni ’60. Nato a Napoli nel 1904, Schuberth viaggiò molto in Germania e Inghilterra prima di trasferirsi come apprendista nella sartoria Montorsi a Roma. È fra i magnifici nove invitati da Bista Giorgini a sfilare il 12 febbraio 1951 a Firenze per affermare la nascita e la legittimità di una moda italiana.
Deve la sua notorietà a un innato senso dello spettacolo, della comunicazione e a una conoscenza sartoriale ereditata dalla scuola napoletana. Agli inizi degli anni ’30, si trasferisce a Roma ed è presso l’atelier Montorsi, dove cura il settore biancheria con raffinate combinazioni di seta emerletto.
Nel 1938 apre un negozio di modisteria con la giovane moglie,in via Frattina. Sono così tante le richieste delle sue clienti che decide, nel ’40, di darsi un atelier d’alta moda in via Lazio. Il suo stile era singolare, amava il lusso nel tessuto e nei ricami, aveva un’abilità innata nel mescolare tecniche e materiali. La sua donna era classica:vita sottile, busto importante e con spalle rotonde, ma anche molto romantica. Nel suo stile fastoso si fondono elementi ottocenteschi e hollywoodiani. Amato da regine e da star del cinema, tra le sue clienti ci fu anche Soraya, in fuga dalla Persia con lo Scià, alla quale — in una sola notte — prepara un guardaroba degno di un’imperatrice,appunto. Cliente fisso era re Faruk d’Egitto, che vestì da Schuberth lesue mogli e le sue amanti. Maria Pia di Savoia gli commissionò una partedel corredo per le sue nozze.
Vestì Brigitte Bardot e Martine Carol. Amato dalle soubrette, era l’artefice degli abiti per il “gran finale”delle riviste musicali. Suoi gran parte degli abiti di Wanda Osiris, diElena Giusti, di Silvana Pampanini, di Valentina Cortese, Lucia Bosé, Silvana Mangano e di Lorella De Luca per il film Poveri ma belli. Furono sue clienti fedeli anche Gina Lollobrigida e Sofia Loren. Nel ’49 sfila a Palazzo Grassi nell’ambito del Festival di Venezia. Il suo atelier era frequentato da figurinisti e da costumisti, da Jon Guida a Costanzi, da Pascali a Pellizzoni, da Balestra a De Barentzen, da Lancetti a Guido Cozzolino detto Gog, da Ata De Angelis a Folco a Miguel Cruz.
Nel film Era lui sì, sì di Metz e Marchesi del ’51, impersona se stesso mentre prova un abito all’esordiente Sofia Loren. Era solito presentarsi agli eventi mondani accompagnato da dodici indossatrici super vestite e truccate. Amava sfoggiare gioielli, non per esibizionismo ma percalamitare l’attenzione dei media. Partecipò al popolare programma televisivo Il Musichiere sia come costumista sia come protagonista, cantando Donna, cosa si fa per te. Nel ’57 sigla, per il mercato americano e tedesco, un accordo con Delia Biagiotti, madre della stilista Laura, per l’esportazione della sua moda pronta. Firma il profumo Schu-schu, la cui campagna pubblicitaria porta la firma di René Gruau.
L’archivio dei suoi disegni è stato donato dalla figlia Gretel all’università di Parma nel dipartimento diretto da Arturo Carlo Quintavalle.
Il Giudizio Universale è un film del 1961 diretto da Vittorio De Sica e sceneggiato da Cesare Zavattini, duo riunito dal produttore Dino De Laurentis per replicare il successo de “La Ciociara” ma sfruttando una trama completamente differente: quella dell’annuncio del Giudizio Universale lanciato da una voce stentorea e minacciosa che svela che il giudizio finale avrà luogo a partire dalle ore 18:00.
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Leggi TuttoGiovanni Paolo II, pontefice che ha traghettato la Chiesa Cattolica verso il Terzo Millennio attraverso una politica del dialogo con istituzioni e esponenti religiosi di tutto il mondo. Papa dalle larghe vedute, dedicatosi ai giovani e alla continua ricerca del contatto e dello scambio.
Leggi TuttoGiorgio Bassani (Bologna, 4 marzo 1916 – Roma, 13 aprile 2000) è stato uno scrittore, poeta e politico italiano, fondatore e poi presidente di Italia Nostra dal 1965 al 1980.
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